13 Agosto 1968

Alekos Panagulis attenta alla vita del dittatore greco Georgios Papadopoulos.

Dopo che la dittatura militare si insedia in Grecia il 21 Aprile 1967 Alekos Panagulis fonda l’organizzazione Resistenza Greca dopo aver disertato il servizio militare; si autoesilia a Cipro per organizzare il piano d’azione che lo porta ad attentare alla vita del presidente della dittatura Georgios Papadopoulos.

Il 13 Agosto vicino a Varkiza Panagulis piazza diverse cariche di esplosivo sul percorso che avrebbe dovuto fare la limousine presidenziale, ma gli ordigni non si innescano al passaggio del convoglio e l’attentato fallisce. Viene arrestato e resiste alle pressioni della Giunta militare, che lo torturano sia fisicamente che mentalmente per fargli fare i nomi degli altri attivisti della resistenza.

Giudicato colpevole il 3 Novembre 1968 viene condannato a morte, ma grazie alle pressioni della comunità internazionale e al timore del regime di farne un martire, la pena viene commutata in ergastolo; Panagulis viene portato alle prigioni militari di Boiati.
Viene tenuto in isolamento totale in una cella di due metri per tre costruita appositamente per lui sotto terra.

Nel 1970 subirà un attentato in prigione, mentre è in sciopero della fame: rischierà di morire nell’incendio della sua cella.

Nel 1973 rifiuterà l’amnistia concessa dalla Giunta Militare, per non concedere l’immagine di paese democratico alla Grecia, visto che l’amnistia viene a seguito delle forti pressioni della comunità internazionale.

Nel 1974 accetterà finalmente l’amnistia e verrà liberato. Si auto-esilierà a Firenze, dove conoscerà la scrittrice e giornalista Oriana Fallaci, che diventerà anche la sua compagna di vita.

Dall’Italia continuerà a lavorare per dare nuova forza alla resistenza greca, fino alla caduta della Giunta e alle elezioni democratiche del 1974.

Muore la notte tra il 30 aprile ed il 1º maggio 1976, mentre rientra a Glifada, sua città natale nei dintorni della capitale, in un misterioso incidente automobilistico in viale Vouliagmenis, ad Atene. L’inchiesta ufficiale affermerà che si era trattato soltanto di un errore dello stesso Panagulis, la cui vettura, una Fiat 131, era finita nello scivolo di un’autorimessa. Erano giunte a conclusioni ben diverse le perizie degli esperti italiani, i quali avevano parlato di un incidente provocato ad arte tramite speronamento da due automobili di grossa cilindrata.