7 Luglio 1960

Cinque operai reggiani iscritti al PCI vengono uccisi dalle forze dell’ordine a Reggio Emilia durante una manifestazione sindacale.

A causare il periodo di tensione e lotte era stata la formazione del governo Tambroni, tutto democristiano grazie all’appoggio dell’MSI, e la decisione di scegliere Genova, città partigiana e medaglia d’oro della Resistenza, come luogo del congresso del partito missino.

Dopo diversi giorni di scontri in molte città italiane, il 6 Luglio la CGIL di Reggio Emilia proclama uno sciopero per il giorno seguente. La prefettura proibisce gli assembramenti pubblici e concede solo una sala di 600 posti per il comizio.
Pare che il messaggio non venga recepito dagli operai, che il giorno dopo si presentano in 20.000 alla manifestazione, di cui 300 delle Officine Meccaniche Reggiane si raccolgono davanti al monumento ai Caduti.

Alle 16:45 350 poliziotti caricano la manifestazione pacifica agli ordini del vicequestore Giulio Cafari Panico, insieme ai carabinieri del tenente colonnello Giudici. I manifestanti vengono aggrediti con camionette, getti d’acqua e lacrimogeni e si ritirano nel vicino quartiere San Rocco, barricandosi dietro ogni riparo possibile, rispondendo con lancio di oggetti.

A questo punto la polizia comincia a sparare.

Rimangono sul selciato della piazza, privi di vita:

  • Lauro Farioli, operaio di 22 anni, orfano di padre, sposato e padre di un bambino.
  • Ovidio Franchi, operaio di 19 anni, il più giovane dei caduti.
  • Marino Serri, pastore di 41 anni, partigiano della 76a, primo di sei fratelli.
  • Afro Tondelli, operaio di 36 anni, partigiano della 76a SAP, è il quinto di otto fratelli.
  • Emilio Reverberi, operaio di 39 anni, partigiano nella 144a Brigata Garibaldi, era commissario politico nel distaccamento “G. Amendola”.

Vengono sparati 182 colpi di mitra, 14 di moschetto e 39 di pistola.

Sedici saranno i feriti ufficiali, quelli in pericolo di morte e identificati, ma saranno centinaia quelli che sceglieranno di farsi curare clandestinamente per non essere identificati.