19 Marzo 2002

19 marzo

Marco Biagi, giurista del lavoro e consulente del Ministero del Welfare, è ucciso dalle nuove Brigate Rosse.

Tornato a casa in bici, tra Via Valdonica e la Stazione di Bologna, un commando delle nuove Brigate Rosse lo blocca mentre sta per entrare a casa. I brigatisti, coperti da caschi integrali, gli sparano più volte per poi fuggire in fretta.

Biagi morirà alle 20:15 a causa dei sei proiettili. Saranno inutili i tentativi di salvarlo dei medici del 118.

La rivendicazione arriverà quella notte stessa ai giornali; la motivazione dell’omicidio va ricercata nella volontà dell’organizzazione di colpire tutti i collaboratori dello Stato legati alla ristrutturazione del mondo del lavoro.

Qualche mese dopo la sua morte il governo Berlusconi varerà una legge che porterà il suo nome, in cui viene di fatto modificata la legislazione sul lavoro garantita dal codice civile.
Il potere organizzativo dell’azienda viene riportato nelle mani del datore di lavoro, che non può quindi venire obbligato a reintegrare un dipendente nel suo posto di lavoro nonostante il giudizio della magistratura del lavoro (la controversia può risolversi con un indennità in denaro).

Da questa legge nasceranno i contratti di lavoro flessibile, causa prima del precariato che caratterizzerà il mercato del lavoro fino ai giorni nostri.


19 Marzo 1994

19 marzo

A Casal di Principe viene assassinato in chiesa don Giuseppe Diana, noto per il suo impegno nella lotta alla camorra.

Don Peppino Diana aveva cercato di aiutare la gente nei momenti resi difficili dalla camorra, negli anni del dominio assoluto della camorra casalese, legata principalmente al boss Francesco Schiavone, detto Sandokan. Gli uomini del clan controllavano non solo i traffici illeciti, ma si erano anche infiltrati negli enti locali e gestiscono fette rilevanti di economia legale, tanto da diventare “camorra imprenditrice”.

Alle 7.25 del 19 marzo 1994, Giuseppe Diana è assassinato nella sagrestia della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, mentre si accinge a celebrare la messa. Un killer lo affronta con una pistola. I cinque proiettili vanno tutti a segno: due alla testa, uno al volto, uno alla mano e uno al collo. Don Peppe Diana muore all’istante. L’omicidio, di puro stampo camorristico, fa scalpore in tutta Italia.