21 Marzo 1960

21 marzo

Apartheid: massacro a Sharpeville, Sudafrica: la polizia apre il fuoco su un gruppo di dimostranti di colore uccidendone sessantanove e ferendone 180.

Il massacro avvenne durante la massima tensione tra le proteste popolari contro l’apartheid portato avanti dal National Party, il partito conservatore del Sudafrica.

Il Pan Africanist Congress (PAC) aveva organizzato una manifestazione contro l’Urban Areas Act (chiamato anche Pass Law, la legge del lasciapassare), una legge che obbligava i cittadini sudafricani neri ad esibire un lasciapassare speciale nel caso venissero fermati dalla polizia in un’area riservata alla popolazione bianca. Tale permesso veniva rilasciato solo ai neri che avevano un lavoro regolare nell’area in questione.

Tra i 5.000 e i 7.000 manifestanti si radunano alle 10:00 a Sharpeville (nella regione del Gauteng) chiedendo di essere arrestati non avendo il lasciapassare. La polizia cercò di dissuaderli, utilizzando voli radenti di caccia militari e veicoli blindati, senza alcun risultato. Alle 13:15 la polizia comincia a sparare sulla folla.
Secondo i dati ufficiali ci saranno 69 vittime (di cui 10 bambini e 8 donne) e oltre 180 feriti.
La polizia non smette di sparare nemmeno con la folla in fuga. Molte delle vittime vengono colpite alla schiena.

Verrà aperta un indagine sulle motivazione che avranno portato la polizia ad aprire il fuoco. I risultati saranno che ufficialmente ad aprire il fuoco saranno stati i poliziotti meno esperti, resi nervosi dal lancio di sassi dei manifestanti. Verrà accertato che nessun ordine di aprire il fuoco è stato impartito. Tale nervosismo verrà giustificato dal fatto che alcune settimane prima a Cato Manor erano stati uccisi alcuni poliziotti.

La Commissione per la verità e la riconciliazione (tribunale straordinario istituito in Sudafrica dopo la fine dell’apartheid) concluderà così:

“la decisione di aprire il fuoco era stata in qualche misura deliberata e che c’era stata una grossolana violazione dei diritti umani, in quanto era stata usata una violenza eccessiva e non necessaria per fermare una folla disarmata”

Il massacro di Sharpeville continuerà ad aumentare la tensione tra i manifestanti neri e il governo bianco ultraconservatore. Si svilupperanno continui focolai di protesta, a cui il governo tenterà di mettere un freno istituendo la legge marziale il 30 Marzo 1960. Seguiranno 18.000 arresti.

L’operato del governo Sudafricano verrà severamente condannato anche dalle Nazioni Unite il 1° Aprile dello stesso anno. Il massacro diventerà il punto di svolta della storia del Sudafrica, isolando internazionalmente il National Party, tanto da convincere il Commonwealt ad estromettere il Sudafrica.