4 Marzo 2005

4 marzo 2005

Muore sotto i colpi di un posto di blocco dell’esercito Statiunitense (New York National Guard) Nicola Calipari, funzionario del Sismi, mentre tentava di riportare in Italia la giornalista Giuliana Sgrena.

Il governo statunitense si era espresso in senso fortemente critico nei confronti dei servizi segreti italiani, che secondo la parte statunitense non avevano esitato a pagare ingenti riscatti per la liberazione di altri sequestrati in Iraq.

Tale condotta, sostengono gli Stati Uniti, costituisce un pericoloso incentivo per le bande criminali a compiere altri sequestri di persona. Lo stesso Calipari, nel caso, sarebbe stato diretto destinatario di tali critiche, vista la centralità del suo ruolo in trattative tenute per precedenti rapimenti.

Alla luce anche di successive intercettazioni, si è perciò sospettato un atto premeditato, anche in virtù delle affermazioni di Giuliana Sgrena, cui i rapitori, liberandola, avrebbero segnalato che gli Stati Uniti non avrebbero gradito un suo ritorno a casa.

Anche escludendo una premeditazione, alla luce dei fatti e delle menzogne dimostrate dal video successivamente emerso, l’accaduto ha sollevato cocenti critiche verso l’organizzazione statunitense e la disinvoltura sull’uso delle armi. Un’analisi oggettiva sulle tempistiche verificabili coi reperti a disposizione, infatti, conduce alla conclusione che anche se vi fosse stato l’avviso di fermarsi, non si sarebbe lasciato ai malcapitati il tempo di arrestarsi prima che venisse aperto il fuoco.

Si è inoltre avanzata una richiesta di rispetto della dignità nazionale, già vilipesa dalla condotta delle istituzioni statunitensi nel caso della strage del Cermis, i cui responsabili erano stati tutti assolti o condannati a pene irrisorie. Si richiese, in pratica, che se in questo caso si fossero accertate responsabilità, gli eventuali colpevoli ricevessero pene severe.

Il governo Berlusconi III si sarebbe impegnato a bloccare i tentativi di ulteriori indagini da parte delle commissioni parlamentari, così come già richiesto dall’opposizione di centrosinistra, sostenendo la tesi del “tragico incidente”


4 Marzo 1999

4 marzo

Il Capitano Richard Ashby dei Marines viene assolto dall’accusa di aver causato la morte di 20 sciatori sul Cermis, recidendo il cavo di una funivia col suo aereo.

Il processo non ha luogo in Italia, visto che il giudice per le indagini preliminari della Procura di Trento riconosce alla giustizia militare statiunitense la giurisdizione, in forza della Convenzione di Londra del 19 Giugno 1951 (militari NATO).

La colpevolezza dell’equipaggio del velivolo fu provata dai magistrati trentini che sequestrarono l’aereo (già pronto per essere smontato e riparato) e trovarono resti della fune della funivia tranciata dal velivolo all’interno del taglio sull’impennaggio di coda.

Il capitano Richard Ashby e il capitano Joseph Schweitzer furono così ritenuti innocenti dall’accusa di omicidio colposo dei 20 sciatori che viaggiavano nella cabina della funivia.
Il processo fu celebrato a Camp Lejeune nella Carolina del Nord; l’assoluzione fu dovuta principalmente al fatto che le mappe di bordo non segnalavano i cavi della funivia, nonostante viene accertato che il velivolo EA-6B della marina statunitense stesse volando a 110 metri di altezza (contro i 609,6 metri di altezza minima prevista); dato questo risolto con la comoda scusa di un altimetro malfunzionante.

I due marines verranno poi giudicati dalla corte marziale degli Stati Uniti per intralcio alla giustizia, dopo che venne provata la distruzione di un video registrato durante la missione il giorno della strage. Verranno riconosciuti colpevoli nel Maggio del 1999, la cui pena sarà la degradazione e la rimozione dal servizio. Ashby verrà condannato anche a sei mesi di carcere, di cui uno e mezzo verrà abbuonato per buona condotta.


4 Marzo 1994

4 marzo

Quattro terroristi vengono condannati per il loro ruolo nell’Attentato al World Trade Center del 1993 che provocò sei morti e più di mille feriti.

Tutti e quattro (Mohamoud Abouhalima, Ahmed Ajaj, Nidal Ayyad, Mohammad Salameh) non furono né gli ideatori né gli autisti dell’attentato (verranno arrestati soltanto nel 1997)