31 Ottobre 1926

Muore sotto i pestaggi e le coltellate inflitte dagli squadristi fascisti, poco dopo il tentativo di uccidere Benito Mussolini, il sedicenne Anteo Zamboni.

Il proiettile colpisce il cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro che Mussolini indossava a tracolla e si conficca nella tuba del sindaco Umberto Puppini.

In reazione a tale gesto, gli squadristi di Leandro Arpinati, fra i quali Arconovaldo Bonaccorsi, si gettano sullo studente quindicenne e lo linciano.

Il tenente del 56º fanteria che per primo individua e blocca il giovane attentatore è Carlo Alberto Pasolini, padre di Pier Paolo Pasolini.

Non sono ancora stati chiariti i motivi del gesto di Zamboni: la memoria collettiva lo ricorda come giovane anarchico, proveniente da famiglia di anarchici.

In seguito al fallito attentato, già un mese dopo saranno approvate le “Leggi per la difesa dello Stato“. Circa 120 deputati dell’opposizione saranno dichiarati decaduti, verrà istituito il Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato, che riaprirà il caso Zamboni, e verrà approvata l’istituzione della pena di morte per gli omicidi a sfondo politico e tutte le pubblicazioni ostili saranno sospese.

Ad Anteo Zamboni, personaggio che fa parte di quella che Palmiro Togliatti definirà “Resistenza silenziosa”, sono dedicate a Bologna una piccola via (quella più grande e più famosa è intitolata al patriota Luigi Zamboni) e una lapide.

“Come Anteo Zamboni, antifascista a sedicianni…
A volte una pallottola può spodestare i tiranni”


31 Ottobre 1922

Argo Secondari degli Arditi del Popolo viene aggredito da alcuni fascisti, pochi giorni dopo la Marcia su Roma.

I fascisti, armati di mazze lo colpiscono ripetutamente sulla testa e gli provocano una commozione cerebrale, oltre ad una ferita alla regione parietale destra.

Secondari non si riprenderà più dall’aggressione subita, tanto da doversi trasferire a Camerino con il fratello Biante, su consiglio del deputato Umberto Tupini.

Il 20 giugno 1924, come descritto da un’informativa del questore di Roma nel 1931, reca segni di squilibrio mentale per i quali verrà ricoverato nell’ospedale psichiatrico di Camerino. Successivamente trasferito nel manicomio di Montefiascone, sarà infine internato definitivamente nel manicomio di Rieti. Il fratello Epaminonda, medico cardiologo negli Stati Uniti, tenterà invano di farlo espatriare per poterlo curare, ma il regime fascista negherà sempre il permesso.

Rimarrà nel manicomio di Rieti per diciotto anni, fino al 17 marzo 1942, dove morirà all’età di quarantasei anni.

Argo Secondari, romano e di famiglia borghese, è stato tante cose: mozzo di una nave in sudamerica, pugile, soldato semplice nella Prima Guerra Mondiale, ma era soprattutto un anarchico.

Diventato tenente dopo la prima guerra mondiale tenente del battaglione studenti degli arditi e decorato con tre medaglie al valore militare, alla fine del conflitto è tra i fondatori dell’Associazione Nazionale degli Arditi d’Italia (ANAI) e rientra nella frangia rivoluzionaria dell’associazione.

Del 5 luglio 1919 è suo il tentativo, insieme ad anarchici e repubblicani, di dare inizio ad un’insurrezione popolare che partendo dal Forte di Pietralata, avrebbe dovuto requisire le armi custodite nel forte per espropriare i mercati generali.

All’assemblea generale degli Arditi del 22 giugno 1921 sugli accesi dibattiti tra iscritti fascisti e antifascisti, viene fondata l’associazione degli Arditi del Popolo, di cui diventa il primo presidente e pubblicherà il primo manifesto. Compito del Battaglione degli Arditi del Popolo sarà difendere le sedi colpite dalla violenza squadrista.

Il battaglione verrà subito appoggiato dalle Formazioni di difesa proletaria, formati come risposta ai Fasci italiani di combattimento.

«Fino a quando i fascisti continueranno a bruciare le Case del popolo, case sacre ai lavoratori, fino a quando i fascisti assassineranno i fratelli operai, fino a quando continueranno la guerra fratricida gli Arditi d’Italia non potranno con loro aver nulla di comune. Un solco profondo di sangue e di macerie fumanti divide fascisti e Arditi»