15 Settembre 1993

A Palermo, nel quartiere Brancaccio, un commando di Cosa Nostra capitanato da Salvatore Grigoli, detto U Cacciatori, uccide don Giuseppe Puglisi, in piazza Anita Garibaldi, davanti al portone della sua casa.

Il 15 Settembre 1993 Don Pino Puglisi è a bordo della sua FIAT Uno di colore bianco e, sceso dall’automobile, si avvicina al portone della sua abitazione. Qualcuno lo chiama, lui si volta mentre qualcun altro gli scivola alle spalle e gli esplode uno o più colpi alla nuca. Una vera e propria esecuzione mafiosa. I funerali si svolgono il 17 settembre 1993.

Il 2 giugno qualcuno mura il portone del suo centro “Padre Nostro” con dei calcinacci, lasciandone gli attrezzi vicino alla porta.

Il 2 luglio 1960, all’età di 22 anni, era stato ordinato sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini. Nel 1961 era stato nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del Santissimo Salvatore nella borgata di Settecannoli, limitrofa a Brancaccio, e successivamente rettore della chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi. Nel 1963 era stato nominato cappellano presso l’orfanotrofio Roosevelt e vicario presso la parrocchia Maria Santissima Assunta a Valdesi, borgata marinara di Palermo. È stato in questi anni che padre Puglisi ha cominciato a maturare la sua attività educativa rivolta particolarmente ai giovani.

Il 1º ottobre 1970 viene nominato parroco a Godrano, un paese della provincia palermitana che in quegli anni era interessato da una feroce lotta tra due famiglie mafiose. L’opera di evangelizzazione del prete riesce a far riconciliare le due famiglie. Rimane parroco a Godrano fino al 31 luglio 1978. Dal 1978 al 1990 ricopre diversi incarichi: pro-rettore del seminario minore di Palermo, direttore del Centro diocesano vocazioni, responsabile del Centro regionale Vocazioni e membro del Consiglio nazionale, docente di matematica e di religione presso varie scuole, animatore presso diverse realtà e movimenti tra i quali l’Azione Cattolica e la FUCI.

Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco della chiesa di San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, controllato dalla criminalità organizzata attraverso i fratelli Graviano, legati alla famiglia del boss Leoluca Bagarella: qui incomincia la lotta antimafia di padre Giuseppe Puglisi.

Non tentava di riportare sulla giusta via coloro che erano già entrati nel vortice della mafia, ma cercava di non farvi entrare i giovani che vivevano per strada, in un clima che poteva portarli a considerare i mafiosi degli idoli e delle persone meritevoli di rispetto. Il sacerdote, infatti, attraverso attività e giochi, riusciva a far capire che si può ottenere rispetto dagli altri semplicemente per le proprie idee e i propri valori, nel pieno rispetto della legge. Si rivolgeva spesso esplicitamente ai mafiosi durante le sue omelie, a volte anche sul sagrato della chiesa.

Don Puglisi è stato in grado di togliere dalla strada ragazzi e bambini che, senza il suo aiuto, sarebbero stati inevitabilmente risucchiati dal mondo mafioso e impiegati per piccole rapine e spaccio. Il fatto che lui togliesse giovani alla mafia è stata la principale causa dell’ostilità dei boss, che lo consideravano un ostacolo. Decidono così di ucciderlo, dopo una lunga serie di minacce di morte di cui don Pino non parla mai con nessuno. Nel 1992 viene nominato direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo. Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro Padre Nostro per la promozione umana e la evangelizzazione.