26 Settembre 1988

Mauro Rostagno, sociologo, giornalista e attivista politico, viene assassinato dalla mafia a Trapani, in contrada Lenzi.

Laureato in Sociologia all’Università di Trento, era stato anche compagno di Renato Curcio; tra i fondatori di Lotta Continua dalla metà degli anni ottanta aveva lavorato come giornalista e conduttore per l’emittente televisiva locale Radio Tele Cine (RTC), dove in seguito si avvale della collaborazione anche di alcuni ragazzi della Saman, la sua comunità di meditazione ispirata a Osho Rajneesh.

Aveva intervistato Paolo Borsellino e Leonardo Sciascia, e indagato su Cosa Nostra e il suo potere. Attraverso la TV aveva denunciato le collusioni tra mafia e politica locale: tra i tanti servizi giornalistici di denuncia del fenomeno, la trasmissione di Rostagno seguiva tutte le udienze del processo per l’omicidio del sindaco Vito Lipari, nel quale erano imputati i boss mafiosi Nitto Santapaola e Mariano Agate, che durante la pausa di un’udienza mandò a dire a Rostagno che «doveva dire meno minchiate» sul suo conto.

Il 26 settembre 1988 paga la sua passione sociale e il suo coraggio con la vita: viene infatti assassinato in un agguato in contrada Lenzi, a poche centinaia di metri dalla sede della Saman, all’interno della sua auto, una Fiat Duna DS bianca, da alcuni uomini nascosti ai margini della strada; mentre rientrava alla comunità con una giovane ospite (che si salverà divenendo l’unica testimone del delitto) i sicari mafiosi gli spararono con un fucile a pompa calibro 12, che scoppiò in mano ad uno degli assassini, e una pistola calibro 38.

Rostagno muore così all’età di 46 anni. Viene sepolto al cimitero di Valderice, con un funerale religioso.

Bettino Craxi e Claudio Martelli, quest’ultimo presente al funerale di Rostagno, indicano subito la responsabilità della mafia nell’omicidio, ma nel 1996 la procura di Trapani reagisce all’indicazione della pista mafiosa, accusando i due esponenti socialisti di voler depistare le indagini. La pista mafiosa sarà quella che verrà proposta subito dopo il delitto anche dai quotidiani siciliani e nazionali.

Sul luogo dell’agguato è stato posizionato un monumento commemorativo che recita: Mauro Rostagno – “vittima della mafia” – «Io sono più trapanese di voi perché ho scelto di esserlo».


26 Settembre 1980

Una bomba fatta esplodere vicino all’ingresso dell’Oktoberfest di Monaco di Baviera dal neonazista Gundolf Köhler uccide 13 visitatori e ne ferisce altri 200.

La bomba, piazzata in un tubo in un bidone della spazzatura, esplode alle 10:19; Köhler, che non è abbastanza veloce ad allontanarsi, rimane ucciso nell’esplosione. Nonostante gli inquirenti siano decisi sul fatto che avesse organizzato da solo l’attentato, alcuni autori pensano ad una più ampia cospirazione con collegamenti all’Operazione Gladio, la struttura paramilitare segreta promossa durante la guerra fredda dalla NATO per contrastare attacchi delle forze del Patto di Varsavia ai paesi dell’Europa Occidentale.