11 Aprile 1987
Primo Levi muore (probabilmente suicida) cadendo o gettandosi dalle scale della sua casa di Torino.
Partigiano antifascista, il 13 dicembre 1943 viene arrestato dai fascisti in Valle d’Aosta venendo prima mandato in un campo di raccolta a Fossoli e nel febbraio dell’anno successivo deportato nel campo di concentramento di Birkenau in quanto ebreo. Scampato al lager, torna avventurosamente in Italia, dove si dedica con impegno al compito di raccontare le atrocità viste e subite.
La sua opera più famosa, oltre che quella d’esordio, di genere memorialistico con elementi scolastici, Se questo è un uomo racconta le sue terribili esperienze nel campo di sterminio nazista ed è considerato un classico della letteratura mondiale. Laureato in chimica, in alcune delle sue opere appaiono riferimenti diretti e indiretti a questa branca della scienza.
Viene trovato morto l’11 aprile 1987 alla base della tromba delle scale della propria casa di Torino in Corso Re Umberto 75, a seguito di una caduta: rimane il dubbio se la caduta sia dovuta a cause accidentali o se sia stato un suicidio. Questa ipotesi appare avvalorata dalla difficile situazione personale di Levi, che si era fatto carico della madre e della suocera malate.
Il pensiero e il ricordo del lager avrebbero, inoltre, continuato a tormentare Levi anche decenni dopo la liberazione, sicché egli sarebbe in un qualche modo una vittima ritardata della detenzione ad Auschwitz.
Il suicidio di Levi rimane comunque un’ipotesi contestata da molti, poiché lo scrittore non aveva dimostrato in alcun modo l’intenzione di uccidersi e anzi aveva dei piani in corso per l’immediato futuro.
Le spoglie dello scrittore riposano presso il campo israelitico del Cimitero monumentale di Torino.