9 Aprile 1970

4 Aprile 1970

A Genova, la nave London Valour, battente bandiera inglese, carica di greggio, naufraga a causa di una violenta mareggiata a poche decine di metri dal porto: venti marinai morti, per lo più indiani e filippini.

La nave finì incagliata e semi-affondata; soltanto la parte superiore delle sovrastrutture sporgeva ancora dalla superficie. Circa un anno dopo la tragedia, il relitto venne trascinato via da due rimorchiatori, uno dei quali al comando dal Cap. Carlo Gatti. Lo scopo era di farlo affondare nella fossa delle Baleari, un fondale di 3500 m di profondità, scelto appositamente dalle autorità per evitare pericoli per la navigazione e problemi di inquinamento. Tuttavia lo scafo, per le sue cattive condizioni, affondò a sole 90 miglia al largo di Genova; giace adesso a 2600 m di profondità.

Fabrizio De André trae ispirazione da questa vicenda nel suo album Rimini del 1978 con il brano “Parlando del naufragio della London Valour“.

Testo di “Parlando del Naufragio della London Valour”

I marinai foglie di coca digeriscono in coperta
il capitano ha un amore al collo venuto apposta dall’Inghilterra
il pasticcere di via Roma sta scendendo le scale
ogni dozzina di gradini trova una mano da pestare
ha una frusta giocattolo sotto l’abito da tè.

E la radio di bordo è una sfera di cristallo
dice che il vento si farà lupo il mare si farà sciacallo
il paralitico tiene in tasca un uccellino blu cobalto
ride con gli occhi al circo Togni quando l’acrobata sbaglia il salto.

E le ancore hanno perduto la scommessa e gli artigli
i marinai uova di gabbiano piovono sugli scogli
il poeta metodista ha spine di rosa nelle zampe
per far pace con gli applausi per sentirsi più distante
la sua stella sì e oscurata da quando ha vinto la gara del sollevamento pesi.

E con uno schiocco di lingua parte il cavo dalla riva
ruba l’amore del capitano attorcigliandole la vita
il macellaio mani di seta si è dato un nome da battaglia
tiene fasciate dentro il frigo nove mascelle antiguerriglia
ha un grembiule antiproiettile tra il giornale e il gilè.

E il pasticciere e il poeta e il paralitico e la sua coperta
si ritrovarono sul molo con sorrisi da cruciverba
a sorseggiarsi il capitano che si sparava negli occhi
e il pomeriggio a dimenticarlo con le sue pipe e i suoi scacchi
e si fiutarono compatti nei sottintesi e nelle azioni
contro ogni sorta di naufragi o di altre rivoluzioni
e il macellaio mani di seta distribuì le munizioni.