23 Gennaio 1993
Mario Moretti, condannato a 6 ergastoli, dopo 12 anni di detenzione ottiene un permesso premio di 4 giorni a Milano.
Moretti esce dal carcere di Opera per un permesso-premio di 4 giorni a Milano, accordatogli in base alle Legge Gozzini del 1986. Non è mai accaduto prima che un pluriergastolano benefici di un permesso-premio dopo soli 12 anni di detenzione, e la notizia scatena polemiche roventi.
Ileana Leonardi, vedova del maresciallo Oreste (il caposcorta di Moro assassinato in via Fani), dichiara:
«Sono sconvolta e indignata, anche se non sono assetata di vendetta… Moretti era il capo del commando che massacrò Oreste e gli altri della scorta. Non capisco come possa essergli concesso un premio, e perché invece si continui a tenere in carcere Renato Curcio che non si è macchiato di nessun omicidio. La verità è che ci stanno prendendo tutti in giro».
Per Maria Fida Moro (figlia dello statista):
«Si potrebbe essere indotti a pensare che lo Stato, o parte di esso, sia in debito nei confronti dei terroristi».
La vedova del colonnello dei carabinieri Emanuele Tuttobene (ucciso dalle Br a Genova, insieme al suo autista, il 25 gennaio 1980) dichiara:
«La parola ergastolo ha un significato preciso. Mi domando come Moretti, condannato a ben 6 ergastoli, possa uscire di prigione dopo aver scontato sì e no dieci anni di reclusione».
L’Associazione vittime del terrorismo invia un telegramma di protesta al capo dello Stato Scalfaro, chiedendo conto «delle continue notizie di abbreviazioni di periodi di carcerazione e di benefici per terroristi ergastolani, in specie di quelli né pentiti né dissociati».
Il legale della famiglia Moro, avvocato Nino Marazzita, è perplesso:
«In questi ultimi tempi i magistrati stanno facendo delle distinzioni fra “terroristi buoni” e “terroristi cattivi”… Che ci sia dietro l’ombra dei misteri del caso Moro?».
Lapidario il commento dell’ex commissario Ettore Filippi, il capo della Squadra mobile di Pavia che nell’aprile del 1981 aveva portato alla cattura di Moretti: «Quell’arresto mi è costato la carriera… Sono stato vittima di ritorsioni».
Il pubblico ministero del IV processo Moro, Antonio Marini, dichiara: «Moretti si è sempre rifiutato di dare il suo contributo alla ricerca della verità, ma è giunto il momento di abbattere questo muro di silenzio: ho fatto richiesta di convocarlo».ù
Le polemiche non turbano minimamente l’ex capo brigatista semi-irriducibile, che si gode il permesso-premio girando per Milano e parlando coi giornalisti: «Penso che non sfugga a nessuno che il permesso concessomi è un segnale politico», dichiara al meglio della sua arroganza, e precisa: «Fra tram e taxi, incontri con amici e di lavoro, queste giornate stanno volando via in un baleno. Comunque non mi aspettavo di essere così popolare: sono stato riconosciuto da un sacco di gente per strada, nei bar, sui mezzi pubblici. E confesso che le reazioni alla mia vista non sono neppure state negative».
Durante il permesso-premio, Moretti si incontra con la sua ex Paola Besuschio, e trova il tempo di recarsi presso la sede della casa editrice Ares. L’ex capo brigatista si intrattiene con Cesare Cavalieri, direttore della casa editrice e del mensile “Studi cattolici”, nonché numerario dell’Opus Dei, col quale concorda di scrivere un articolo per il nuovo numero di “Studi cattolici”. Cavalieri confermerà l’incontro con l’ex capo delle Br dichiarando: «Quando Moretti è venuto a trovarci, gli abbiamo chiesto di raccontare la sua esperienza di lavoratore-detenuto, e lui ha accettato… Il pentimento è sempre benedetto… Chi sbaglia deve pagare, ma deve poterlo fare in modo umano pensando al futuro».
Così Moretti affida le sue riflessioni di lavoratore-detenuto-ex terrorista “comunista” a una rivista vicinissima all’Opus Dei, edita da una casa editrice “numeraria” che si appresta a pubblicare – per combinazione – una monumentale agiografia di Edgardo Sogno.
Intanto il legale della famiglia Moro, l’avvocato Marazzita, rincara la dose:
«Moretti è uscito di galera perché in questo modo si compra il suo silenzio. Lui, ma anche gli altri ex brigatisti che hanno partecipato al sequestro Moro e che oggi godono dei benefici della legge carceraria, vendono il loro silenzio su quella vicenda, e lo vendono allo Stato, alla classe politica che ha fatto ammazzare Moro… Moretti e gli altri ex brigatisti coprono dei politici, e hanno trattato il silenzio in cambio della libertà futura»
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un solo commento: perchè i “familiari delle vittime” interroghino su Moretti e non sui fascisti scarcerati con oltre dieci ergastoli, tra cui la strage di Bologna. Loro sono liberi senza alcun obbligo. Moretti dopo 12 anni ha ottenuto un permesso di 4 giorni…ed ancora oggi rientra in cella la sera. I loro amici fascisti sono liberi dlopo la metà della metà di prigione.
Non posso che essere d’accordo. Questa pagina non voleva essere di indignazione verso la licenza di Moretti, ma presentare soltanto alcuni dati di fatto e le dichiarazioni dei familiari delle vittime delle Brigate Rosse. Resto un fermo sostenitore della conclusione di “Sensibile” degli Offlaga Disco Pax, se li conosce. Il terrorismo nero e quello rosso sono stati trattati in maniera diversa in ambito repressivo, anche a dimostrazione di un coinvolgimento più netto dei primi nella strategia della tensione.