3 Aprile 2003
Viene approvato il progetto MOSE per “preservare Venezia dall’acqua alta”.
Il sistema MOSE (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico) per la difesa di Venezia e della laguna dalle acque alte è costituito da schiere di paratoie mobili a scomparsa poste alle bocche di porto (i varchi che collegano la laguna con il mare e attraverso i quali si svolge il flusso e riflusso della marea) di Lido, di Malamocco e di Chioggia, in grado, almeno teoricamente, di isolare temporaneamente la laguna di Venezia dal Mare Adriatico durante gli eventi di alta marea.
Il Mose, insieme ad altri interventi come il rinforzo dei litorali, il rialzo di rive e pavimentazioni e la riqualificazione della laguna, garantirebbe la difesa di Venezia e della laguna da tutte le acque alte, compresi gli eventi estremi: è stato progettato per proteggere Venezia e la laguna da maree fino a 3 metri e attualmente la sua entrata in funzione è prevista per maree superiori a 110 cm.
Nel corso degli anni sono stati presentati nove ricorsi contro il MOSEi. Otto sono stati rigettati dal TAR e dal Consiglio di Stato; nel novembre del 2008 è stato rigettato anche il nono ricorso – presentato dal Comune di Venezia e WWF – con il quale si contestava il parere favorevole della Commissione di Salvaguardia di Venezia all’avvio dei lavori nel cantiere di Pellestrina, alla bocca di porto di Malamocco, dove saranno fabbricati parte dei cassoni destinati ad accogliere le paratoie del MOSE con lavorazioni che, secondo il Comune, andrebbero a danneggiare un sito di particolare interesse naturalistico.
Sulla questione dei danni ambientali provocati dalle opere in corso, le associazioni ambientaliste hanno anche richiesto e ottenuto un intervento dell’Unione Europea, in quanto le attività cantieristiche vanno a interessare siti protetti dalla Rete Natura 2000 e dalla direttiva europea sugli uccelli.
A seguito dell’esposto del 5 marzo 2004 della parlamentare veneziana Luana Zanella, il 19 dicembre 2005 la commissione europea ha inviato all’Italia una lettera di messa in mora per avviare la procedura di infrazione per «inquinamento dell’habitat» lagunare, dato che la direzione generale della Commissione europea Ambiente ha ritenuto che, «non avendo identificato né adottato – in riferimento agli impatti sull’area “IBA 064-Laguna di Venezia” conseguenti alla realizzazione del progetto MOSE – misure idonee a prevenire l’inquinamento e il deterioramento degli habitat, nonché le perturbazioni dannose agli uccelli aventi conseguenze significative alla luce degli obiettivi dell’articolo 4 della Direttiva 79/409/CEE, la Repubblica italiana sia venuta meno agli obblighi derivanti dall’articolo 4, paragrafo 4, della Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 sulla conservazione degli uccelli selvatici».
Il 4 giugno 2014, nell’ambito di un’inchiesta anticorruzione da parte della magistratura italiana, sono scattati 35 arresti e 100 indagati eccellenti tra politici di primo piano e funzionari pubblici, per reati contestati quali creazione di fondi neri, tangenti e false fatturazioni. A seguito delle vicende giudiziarie verificatesi tra il 2013 e il 2014, che hanno visto coinvolti parte degli organi dirigenziali del Consorzio Venezia Nuova e delle sue imprese, lo Stato è intervenuto al fine di assicurare il proseguimento dei lavori e la conclusione dell’opera: a dicembre 2014 l’ANAC (Autorità nazionale anticorruzione) propose la straordinaria gestione del consorzio, cui seguì la nomina di tre amministratori straordinari.
Nel corso degli anni, il costo stimato per il completamento dell’opera è aumentato progressivamente.
Nel 1989 i costi preventivati erano pari a 3 200 miliardi di lire. Nel 2001 il costo stimato sale a 3 700 miliardi di lire. Nel 2003 sale a circa 7 000 miliardi di lire. Va considerato che il cantiere è stato aperto nel 2003, quindi gli aumenti precedenti sono da riferirsi a rettifiche in fase progettuale.
Nel 2002 sono stati stanziati i primi finanziamenti: il Comitato interministeriale ha stanziato, per la realizzazione del progetto, 450 milioni di euro.
Nel 2013 la somma messa a disposizione è salita a 4,99 miliardi di euro per la realizzazione dell’opera.
Al 2014 il finanziamento risultava aumentato a 5,27 miliardi (di cui 401 milioni con la Legge di stabilità 2014) ed è stato stimato un residuo di 226 milioni di euro per il completamento dell’opera. Alla data l’opera risulta completata al 90% per una spesa corrispondente di 5,49 miliardi di euro.
3 Aprile 1980
Durante il concerto dei Police a Reggio Emilia nascono diversi disordini per 2000 persone che volevano entrare senza biglietto.
Il 3 Aprile 1980 i Police di Sting si esibiscono al Palasport di Reggio Emilia, in Via del Guasto. Come gruppo spalla The Cramps, gruppo punk statunitense. Era stata scelta Reggio Emilia invece che Roma perché si temevano disordini.
Ma è proprio a Reggio Emilia che succedono disordini. Fin dal pomeriggio ci sono scontri, cariche e devastazioni, perché nessuno voleva perderseli i Police, e gli spettatori arrivati al palazzetto erano ben oltre la capienza consentita.
l 3 aprile 1980 i Police si esibirono, con di spalla i Cramps, al Palasport di Reggio Emilia.
Un concerto simbolo di quel periodo, per l’importanza musicale e il contesto ambientale tumultuoso.
Ci furono infatti, fin dal pomeriggio, scontri, cariche, devastazioni: il motivo? Troppi convenuti rispetto alla capienza consentita, nessuno voleva perderseli.
L’episodio è magistralmente raccontato da Max Collini nel brano “Respinti all’uscio” dall’album “Gioco di società” del 2012.