30 Dicembre 1896

30 Dicembre 1896

José Rizal, medico, scrittore, poeta, scultore, pittore, oculista, linguista, nazionalista e rivoluzionario filippino, viene giustiziato da un plotone d’esecuzione a Manila.

È difficile descrivere la sua breve vita con precisione non solo per la molteplicità delle attività e dei luoghi, ma anche per l’autocensura che familiari ed amici si dovettero imporre, distruggendo ogni documento che lo riguardasse, per evitare guai con la polizia spagnola.

Genio precoce e multiforme, spazia con eccellenza in vari campi della letteratura, dell’arte, della scienza e della tecnica: basti dire che parla venti lingue e dialetti e ne conosce un’altra decina e che ad otto anni compone in versi una commedia acquistata da un sindaco per la rappresentazione nelle feste locali.

Giudicato colpevole come ispiratore di un’insurrezione scoppiata all’inizio del 1896, fu pubblicamente fucilato alla schiena a Manila il 30 Dicembre 1896, ma riuscì a cadere con la faccia volta al cielo.

Alla fine, il plotone di esecuzione, costituito da fucilieri filippini collaborazionisti inquadrati nell’esercito spagnolo, al suono di una marcia trionfale intonata dalla banda musicale, esplose nel grido più osceno, secondo Unamuno, che si possa immaginare nella situazione: Viva la Spagna!

Il suo martirio convinse i nazionalisti filippini che non c’era alternativa all’indipendenza completa dalla Spagna (che perse le Filippine meno di due anni dopo).