14 Gennaio 2011

Il presidente della Tunisia Zine El Abidine Ben Ali lascia il paese per fuggire in Arabia Saudita, dopo una serie di manifestazioni di piazza contro il suo regime e contro la polizia corrotta e violenta, manifestazioni che chiedevano libertà, diritti e democrazia. Questa data è considerata come l’anniversario della Rivoluzione Tunisina e la nascita della Primavera Araba.

Le prime manifestazioni cominciano il 17 Dicembre 2010, e scuotono varie città del centro sud della Tunisia, scatenate, pare, dal suicidio di Mohamed Bouazizi, un ambulante che si era dato fuoco davanti alla sede del governatorato di Sidi Bouzid in seguito al sequestro da parte dell’autorità della merce che stava vendendo.
Le motivazioni dei manifestanti in un primo momento sono quelle di Bouazizi: disoccupazione, corruzione della polizia, indifferenza delle autorità e il costante rialzo del prezzi dei beni di prima necessità. Più in profondità invece scorre la profonda insoddisfazione per il regime di Ben Alì, per la mancanza della libertà di espressione e per una società basata sul clientelismo.

Il 14 gennaio, dalle 9.00, la gente comincia a radunarsi in piazza Mohamed Alì; sono cittadini di ogni estrazione sociale e culturale e avanzano a migliaia verso il palazzo del ministero dell’interno che viene considerato il simbolo della repressione poliziesca. Sono sessantamila i manifestanti, sull’avenue Habib Bourguiba (la principale strada al centro di Tunisi) a gridare slogan contro un presidente che ritengono non credibile: “Ben Ali vattene“, “Ben Ali assassino“, “Game Over“.

Alle ore 18.30 il Primo ministro Mohamed Ghannouchi, dopo aver decretato lo stato di emergenza, va in onda sulla televisione di Stato, rivelando che il Presidente Ben Ali non ha più alcun potere effettivo e assumendo la guida del paese con un direttorio formato da 6 persone. Dopo 18 ore il Consiglio costituzionale, dichiarando decaduto Ben Ali, affida la presidenza a Fouad Mebazaâ, Presidente della Camera, quale Presidente supplente, secondo le previsioni della Costituzione tunisina.
Nel pomeriggio dello stesso giorno, Ben Ali abbandona il paese, arrivando in Arabia Saudita, dopo essersi visto opporre un rifiuto di protezione da Malta e Francia, e l’avvertenza da parte dell’Italia che non gli sarebbe stato permesso di atterrare.