13 Giugno 1982
A Vermicino vicino a Roma muore Alfredo Rampi, un bambino di 6 anni caduto in un pozzo artesiano 3 giorni prima.
Mercoledì 10 Giugno Alfredo cammina con suo padre e due amici nelle campagne di Vermicino, vicino a Roma. Alle 19:20 chiede al padre di tornare a casa da solo, ma quando il padre Ferdinando arriva a casa il figlio non è ancora arrivato. Dopo mezz’ora i genitori cominciano a cercarlo, e alle 21:30 chiamano la polizia.
La polizia arriva dopo 10 minuti e comincia ad organizzare le ricerche, assieme a numerose persone accorse sul luogo attirate dal viavai.
Alfredo viene ritrovato in un pozzo artesiano profondo 80 metri, ancora vivo.
I soccorritori arrivano all’imboccatura del pozzo. Viene calata una lampada, per cercare di localizzare il bambino. La prima stima è che Alfredo sia bloccato ad una curva del pozzo a 36 metri di profondità.
Le operazioni di soccorso si rivelano subito estremamente difficili: l’imboccatura del pozzo è larga 28 cm ed è praticamente impossibile calare una persona. Viene quindi calata una tavoletta legata ad una corda per permettere ad Alfredo di aggrapparsi e venire sollevato, ma è un grosso errore: la tavoletta si incastra a 28 metri di profondità e non sarà più possibile rimuoverla.
All’1 di notte alcuni tecnici RAI piazzano una telecamera nelle vicinanze e calano nel pozzo un’elettrosonda a filo per permettere la comunicazione tra Alfredo e i soccorsi. Alfredo è vivo e risponde lucidamente.
Visto che non era possibile calare direttamente una persona nel pozzo la soluzione alternativa è la costruzione di un pozzo parallelo al primo con un diametro più grande. Una sonda di perforazione arriva sul posto, ma dopo due metri incontra uno strato di roccia granitica. Ne arriva allora una più grande e potente, mentre la RAI arriva sul posto pensando che l’operazione di salvataggio sia prossima alla fine. Assieme ai giornalisti arrivano anche 10.000 persone e visto che la zona non viene transennata la folla rallenta i soccorsi.
Anche la seconda perforatrice incontra difficoltà, e stima in 8-12 ore di lavoro la conclusione dei lavori per arrivare ad Alfredo.
Cominciano le discese dei volontari nel pozzo originario, che però non riescono a raggiungere il bambino.
Quando lo scavo parallelo arriva a 30 metri di profondità viene scavato il raccordo orizzontale con il pozzo originale. Forse a causa delle vibrazioni o ad un’errata stima, si scopre che Alfredo non è a 32-35 metri di profondità, ma a più di sessanta.
Dopo diversi tentativi senza frutto, verso le 5:00 di mattina del 13 Giugno, lo speleologo Donato Caruso riporta la notizia della probabile morte di Alfredo.
La vicenda di Alfredo ha un’incredibile risonanza mediatica. La RAI trasmette in diretta nostop per 18 ore a reti unificate, che cattura l’attenzione di circa 21 milioni di persone. Da qui viene coniata l’espressione “tv del dolore”.
Sul posto era arrivato anche il presidente della Repubblica Sandro Pertini.