12 Novembre

12 Novembre 1989

Achille Occhetto dà il via alla svolta della Bolognina che porterà allo scioglimento del Partito Comunista Italiano.

Con svolta della Bolognina (o semplicemente “svolta” o, più comunemente, “Bolognina”) si indica quel processo politico che dal 12 novembre 1989, giorno dell’annuncio della svolta, a Bologna, al quartiere Navile (ex Bolognina), porterà il 3 febbraio 1991 allo scioglimento del Partito Comunista Italiano e alla sua confluenza nel Partito Democratico della Sinistra.

Già dagli anni settanta, quando il PCI è al suo massimo storico ed è guidato da Enrico Berlinguer, si fa via via strada presso alcuni l’idea che il PCI potrebbe aumentare notevolmente i propri consensi se accentuasse il proprio carattere democratico e socialista abbandonando il leninismo e, di fatto, ripudiando le ragioni della scissione dal PSI del 1921.

A dare voce a questa richiesta è soprattutto il nuovo quotidiano la Repubblica in edicola dal 1976, fondato e diretto da Eugenio Scalfari, un liberale di sinistra fondatore del Partito Radicale e poi deputato per il PSI.

Il fatto poi che la DDR possa rinunciare al muro di Berlino e aprire le frontiere, viene avvertito come il segnale definitivo che l’ordine di Jalta è ormai al tramonto: è a quel punto che il segretario generale Occhetto ritiene mutata la prospettiva del PCI.

Il 12 novembre Occhetto è a sorpresa a Bologna per partecipare alla manifestazione per celebrare il 45º anniversario della battaglia partigiana della Bolognina, il quartiere interno al quartiere Navile.

Davanti agli ex partigiani raccolti nella sala comunale di via Pellegrino Tibaldi 17, Occhetto annuncia che ora occorre «andare avanti con lo stesso coraggio che fu dimostrato durante la Resistenza (…) Gorbaciov prima di dare il via ai cambiamenti in URSS incontrò i veterani e gli disse: voi avete vinto la II guerra mondiale, ora se non volete che venga persa non bisogna conservare ma impegnarsi in grandi trasformazioni».

Per Occhetto, in definitiva, è necessario «non continuare su vecchie strade ma inventarne di nuove per unificare le forze di progresso». E a chi gli chiede se quanto dice lascia presagire che il PCI possa anche cambiare nome, Occhetto risponde: «Lasciano presagire tutto».