28 Dicembre 1943

I fratelli Cervi vengono fucilati dai fascisti a Reggio Emilia per rappresaglia.

La famiglia Cervi è molto antifascista. All’inizio della seconda guerra mondiale la loro casa diventa un vero e proprio luogo del dissenso militante contro il fascismo e la guerra. Insieme ai figli maschi, Alcide (il padre) costituisce la cosiddetta “Banda Cervi”, dedita alla lotta partigiana.

Il cascinale della famiglia Cervi è un porto sicuro per antifascisti e partigiani feriti e per i prigionieri stranieri sfuggiti ai nazifascisti.

Per diverse settimane il gruppo dei Fratelli Cervi riesce a mantenere un’intensa attività militare contro i fascisti, ma successivamente, nella notte tra il 24 e il 25 novembre 1943, durante un rastrellamento, viene sorpreso nell’abitazione dei Cervi dalle pattuglie fasciste insieme ad alcuni partigiani russi, a Dante Castellucci e a Quarto Camurri, un disertore della MVSN.

Catturati dopo un breve scontro a fuoco vengono trasportati nel carcere politico dei Servi a Reggio Emilia e lì custoditi. I russi e Dante Castellucci, che si era fatto passare per cittadino francese, sono invece trasferiti nel carcere di Parma.

Il 14 dicembre 1943 a Cavriago viene ucciso il colonnello Giovanni Fagiani della MVSN e ferita la figlia Vera che rimane cieca. Appoggiato dagli altri dirigenti del PFR di Reggio Emilia, il Capo della Provincia Enzo Savorgnan riesce a impedire ogni rappresaglia e opera per far rilasciare tutti i rastrellati di quei giorni attirandosi le critiche dei fascisti più estremisti. A seguito di questo omicidio viene divulgato per la città la minaccia di ricorrere alla rappresaglia in caso di uccisioni di altri fascisti.

Il 27 dicembre avvenne l’uccisione da parte dei partigiani del segretario comunale di Bagnolo in Piano Davide Onfiani e il 28 dicembre i sette fratelli Cervi e Camurri vengono fucilati per rappresaglia.

I fratelli Cervi sono:

  • Gelindo (nato il 7 Agosto 1901)
  • Antenore (1906)
  • Aldo (15 Febbraio 1909)
  • Ferdinando (1911)
  • Agostino (11 Gennaio 1916)
  • Ovidio (13 Marzo 1918)
  • Ettore (2 Giugno 1921)

Per il suo impegno partigiano e per quello dei suoi figli, ad Alcide Cervi fu consegnata una medaglia d’oro creata dallo scultore Marino Mazzacurati. La medaglia reca da un lato l’effigie di Alcide Cervi e dall’altro un tronco di quercia tra i cui rami spezzati compaiono le 7 stelle dell’orsa.

Durante la consegna, Alcide pronunciò un discorso di cui sono ancora ricordate queste parole: “Mi hanno sempre detto… tu sei una quercia che ha cresciuto sette rami, e quelli sono stati falciati, e la quercia non è morta… la figura è bella e qualche volta piango… ma guardate il seme, perché la quercia morirà, e non sarà buona nemmeno per il fuoco. Se volete capire la mia famiglia, guardate il seme. Il nostro seme è l’ideale nella testa dell’uomo”.

Il 27 marzo 1970, all’età di 95 anni, Alcide Cervi si spegne: oltre 200.000 persone si riuniranno a Reggio Emilia per salutarlo per l’ultima volta.