10 Febbraio 1986

10 Febbraio 1986

Incomincia il Maxiprocesso di Palermo, ideato da Giovanni Falcone, con 475 imputati (poi scesi a 460 durante l’iter processuale) per mafia.

Tra i crimini contestati al Maxiprocesso di Palermo (nome dato dalla stampa) ci sono omicidio, traffico di stupefacenti, estorsione, associazione mafiosa e altri. Il processo di primo grado durerà dal 10 Febbraio 1986 al 16 Dicembre 1987 (mentre la sentenza della Corte di Cassazione sarà il 30 Gennaio 1992).

Nonostante i 200 avvocati difensori il processo si chiuderà con pesanti condanne: 19 ergastoli e pene detentive complessive per un totale di 2665 anni di carcere. Tali condanne verranno perlopiù confermate anche in Cassazione.

Il processo ha origine dalle dichiarazioni del primo pentito di Cosa Nostra, Tommaso Buscetta, arrestato in Brasile nell’Ottobre del 1983. All’origine del pentimento, secondo le dichiarazioni di Buscetta, c’è la salita al potere di Cosa Nostra dei nuovi capi, i cosiddetti Corleonesi, che secondo lui hanno sovvertito con la violenza gli ideali dell'”Onorata Società”. Di fatto Buscetta faceva parte della fazione perdente nella scalata al potere e i Corleonesi gli avevano già ucciso nove parenti; pentirsi era l’unico modo che gli era rimasto per ottenere vendetta.

Le dichiarazioni del pentito, che per motivi di segretezza vennero verbalizzate a penna soltanto da Giovanni Falcone, riguardavano l’organizzazione interna di Cosa Nostra (di cui ancora non si sapeva praticamente nulla). L’unica cosa taciuta volontariamente da Buscetta furono i rapporti tra mafia e politica: a suo dire i tempi non erano ancora maturi e le polemiche che avrebbero scatenato avrebbero reso non attendibili anche le sue altre dichiarazioni.