27 Marzo 1985

27 Marzo

A Roma le Brigate Rosse per la Costruzione del Partito Comunista Combattente uccidono all’Università di Roma dove insegnava, l’economista Ezio Tarantelli.

Al termine di una lezione alla facoltà di Economia e Commercio dell’Università La Sapienza di Roma, due brigatisti agiscono con una mitraglietta contro il professore, nel parcheggio dell’ateneo. L’assassinio viene rivendicato dalla formazione delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente con un documento di settanta pagine lasciato sulla sua auto, nel quale Tarantelli viene attaccato per il suo ruolo di consulente CISL nell’accordo tra governo e sindacati sul taglio degli scatti di scala mobile — il sistema di indicizzazione della crescita dei salari attuato in Italia nei primi anni ottanta.

Tale taglio dei punti di contingenza si proponeva come deterrente dell’inflazione, e prese forma nel cosiddetto decreto di San Valentino, firmato dall’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi il 14 febbraio del 1984. Secondo l’analisi di Tarantelli, i salari non avrebbero dovuto inseguire la crescita dei prezzi al consumo ma piuttosto determinarsi a priori, in un confronto tra parti sociali e governo che tenesse conto delle condizioni reali del mercato, fornendo un segnale chiaro sulla loro crescita in un determinato periodo di tempo e finendo per contribuire in modo determinante a ridurre l’attesa di inflazione. Per tanto le Brigate Rosse avevano iniziato già da un anno un’inchiesta interna sulle attività ed i movimenti di Tarantelli.

I processi accerteranno che ad uccidere il professore saranno Antonino Fosso (assolto in primo grado e condannato poi all’ergastolo) ed un’altra persona tuttora senza nome; Barbara Balzerani, come capo della colonna romana della BR che diede vita alle operazioni, verrà condannata a due anni di carcere per “apologia di reato”.

La mitraglietta Skorpion che venne usata per l’omicidio fu poi rinvenuta, nel 1988, in un covo delle Brigate Rosse, in via Dogali a Milano. Gli esami balistici sveleranno che con quella stessa arma si agì anche contro l’ex sindaco di Firenze Lando Conti, nel 1986, e contro il senatore democristiano Roberto Ruffilli, ucciso a Forlì nel 1988; inoltre, contro i due giovani militanti missini Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, assassinati il 7 gennaio 1978 nella cosiddetta Strage di Acca Larentia.