Covo di Via Gradoli
Prima e durante il sequestro Moro, ben 24 appartamenti della palazzina Imico di via Gradoli 96, sede del covo BR, sono proprietà di società immobiliari nei cui organismi societari vi sono alcuni fiduciari del servizio segreto civile. A Roma e circondario si contano più di un milione di abitazioni: ma il capo brigatista Moretti, nel dicembre 1975, ha insediato il covo-base dell’operazione Moro proprio in via Gradoli 96, in un’abitazione letteralmente circondata da appartamenti controllati da fiduciari del servizio segreto del Viminale.
Il 21 aprile 1978 – cioè tre giorni dopo la “scoperta” del covo Br di via Gradoli – il commercialista Aldo Bottai, amministratore unico della società Monte Valle Verde srl (intestataria di 8 appartamenti di via Gradoli 96, di cui 5 ubicati o sullo stesso piano, o nel piano sottostante il covo di Moretti), viene sostituito nell’incarico dal commercialista Galileo Bianchi. Il dimissionario Bottai è anche socio fondatore della finanziaria Nagrafin spa, una società di copertura del Sisde.
La società immobiliare Gradoli spa, proprietaria di un altro appartamento dello stabile di via Gradoli 96, dal 30 aprile 1977 ha come sindaco revisore Gianfranco Bonori, collaboratore fidatissimo del Sisde al punto che negli anni successivi assumerà incarichi di massima segretezza.
Anche Domenico Catracchia, amministratore unico della Caseroma srl prima e della Gradoli spa poi, è un professionista di fiducia del servizio segreto civile: eloquente il successivo incarico di amministratore dei beni intestati al funzionario e futuro capo del Sisde Vincenzo Parisi, il quale nel settembre 1979 diventerà proprietario di un appartamento al n° 75 di via Gradoli – cioè dove Moretti, fino a un anno prima, utilizzava il box affittatogli dai coniugi Ferrero-Bozzi; Parisi acquisterà poi altri appartamenti in via Gradoli, anche al civico 96, intestandoli alle figlie.
L’appartamento-covo di via Gradoli 96 scelto dal capo brigatista Moretti per preparare, attuare e gestire la “operazione Moro”, continuerà a essere una vera fucina di misteri e ambiguità anche dopo il delitto, cioè quando, nel successivo ottobre, verrà riconsegnato al Ferrero: i sigilli risulteranno violati.
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