Paura e disgusto a Las Vegas
Paura e disgusto a Las Vegas è un libro auto-biografico (o quasi) di un viaggio ai confini della realtà fatto dall’autore, il giornalista sportivo Hunter S. Thompson alla volta della città omonima, pubblicato nel 1996 da Bompiani (negli Stati Uniti nel 1971) insieme alla divertentissima Piccola enciclopedia psichedelica.
L’autore, insieme al suo avvocato Oscar Zeta Acosta, viene incaricato dal suo giornale di scrivere una recensione di una famosissima corsa automobilistica che si svolge a Las Vegas, il luogo cult del sogno americano a basso costo. Sarebbe un viaggio fantastico per chiunque, almeno se non si avesse intenzione di affrontarlo con una Chevrolet decappotabile rossa il cui bagagliaio è pieno di ogni droga possibile e sperimentata dalla cultura psichedelica degli anni Settanta.
In questo caso il viaggio potrebbe essere un delirio allucinatorio dal quale è praticamente impossibile uscire sani di mente.
E, una volta superata la recensione della corsa… Un bell’articolo sulla riunione annuale dei pubblici ministeri contro la droga?
Un libro divertente e sboccato, reso celebre dal film cult del 1998 di Terry Gilliam “Paura e delirio a Las Vegas” con Benicio Del Toro, Johnny Depp e un’allucinata Christina Ricci.
In effetti l’unico problema (e l’unico grande merito della pellicola) è che le due produzioni sono molto molto simili; la sceneggiatura è perfettamente ricalcata dalla trama del romanzo.
Citazioni da “Paura e disgusto a Las Vegas”
“Questo è il maggior vantaggio dell’etere: ti fa comportare come lo sbronzo del villaggio di qualche antico romanzo irlandese… Perdita totale di ogni più elementare abilità motoria: vista offuscata, niente equilibrio, lingua insensibile – interruzione di ogni rapporto tra il corpo e il cervello. Quel che è interessante è che il cervello continua a funzionare più o meno normalmente… cioè puoi osservarti mentre ti comporti in quel modo tremendo, ma non puoi farci nulla.”
“La Storia è difficile da conoscere, per via di tutte le stronzate che ci aggiungono, ma anche senza essere sicuri di cosa dice la Storia pare del tutto ragionevole pensare che ogni tanto l’energia di un’intera generazione si concentri in un lungo bellissimo lampo, per ragioni che sul momento nessuno capisce – e che mai spiegheranno, retrospettivamente, ciò che è veramente accaduto.”
“Non avrebbero avuto nessuna pietà. Infiltrarsi tra gli infiltrati equivaleva ad accettare il destino di tutte le spie: “Come sempre, se voi o altri membri della vostra organizzazione verrete catturati dal nemico, il segretario negherà ogni relazione ecc.”
No, era troppo. Il confine tra follia e masochismo era già abbastanza confuso; era arrivato il momento di farsi da parte… ritirarsi, sì, inchinarsi, fare marcia indietro e rinnegare se stessi, per così dire. Perché no? In ogni lavoro arriva il momento o di smettere di perdere o di incassare le vincite – a seconda dei casi.”“Una generazione di sciancati permanenti, di cercatori falliti, che non è mai riuscita a capire l’originaria menzogna che la cultura lisergica ha ereditato dai vecchi mistici: la disperata supposizione che qualcuno — o perlomeno qualche forza – custodisse la Luce alla fine del tunnel.”
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