Una spia nella casa dell’amore
Una spia nella casa dell’amore è un romanzo di Anaïs Nin scritto nel 1954 e tradotto da Delfina Vezzoli nell’edizione di Bompiani nel 1979.
Come molti altri scritti di quella che è considerata una tra le maggiori autrici della letteratura erotica del Novecento, in questo romanzo la protagonista è una donna molto sfaccettata, complessa, al di fuori del suo tempo e del suo spazio, che soffre la ristrettezza del matrimonio e della vita borghese in generale del secondo dopoguerra.
Sabina è una donna sposata che si descrive quasi come schizofrenica; innamorata del marito, non riesce però a restargli fedele e crea nella sua mente altre identità che le permettono di avere molti altri uomini.
In fondo la trama è tutta qui, anche se non è sicuramente la trama ad essere il centro della narrazione.
Un romanzo molto introspettivo e descrittivo, che ho trovato molto difficile da leggere non tanto per lo stile ma per quanto è complesso il vero argomento trattato: l’animo femminile nelle sfaccettature ribelli di una donna che anticipa i tempi.
Citazioni da “Una spia nella casa dell’amore”
“Quando i loro corpi ancora frementi giacevano fianco a fianco, c’era sempre silenzio, e in questo silenzio ciascuno incominciava a tessere trame di separazione, a dividere ciò che era stato unito, a restituire all’altro quello che per un attimo era stato egualmente condiviso.”
“Fu proprio vedendo la vita delle spie che si rese conto pienamente che la tensione in cui viveva ogni momento era uguale alla loro, la stessa paura di compromettersi, di dormire troppo profondamente, di parlare nel sonno, di essere trascurati nell’accento e nel comportamento, lo stesso bisogno di pretesti continui, di scuse inventate sui due piedi, di giustificazioni della propria presenza in un posto o in un altro.
Era sicura che avrebbe potuto offrire i suoi servigi ed essere di grande valore in quella professione.
Io sono una spia internazionale nella casa dell’amore.”“Ho dormito con la guerra, una volta ho dormito tutta notte con la guerra. Ho riportato profonde ferite di guerra sul mio corpo, come a voi non è mai successo, un fatto d’arme per cui non sarò mai decorata!”
“In tempo di guerra l’odio confondeva tutti i valori, l’odio cadeva sulle cattedrali, sui quadri, sulla musica, sui libri rari, sui bambini, sui passanti innocenti.”
“Tutto poteva essere riutilizzato salvo gli artisti. Come si fa a riconvertire gli sconvolgitori dell’ordine passato e presente, i dissenzienti cronici, gli spodestati del presente, i lanciatori di bombe atomiche della mente, delle emozioni, che cercano di generare con sconvolgimenti continui nuove forze e un nuovo ordine mentale?”
“Nella vita della città non c’è momento più squallido di quello in cui si sovrappongono le frontiere tra chi non ha dormito tutta notte e chi sta andando al lavoro.”
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