La mia Africa
Gino Filippini era il cugino di mio padre. Lo sentivo nominare da quando ero bambino, si dicesse fosse una persona famosa. Io sinceramente non l’avevo mai sentito nominare. Faceva il missionario in Africa.
Cosa che vuol dire poco, secondo me, ci facciamo l’idea che questi missionari siano fondamentalmente dei frati che vanno a “religiosizzare” il Terzo Mondo. Beh, Gino non era un frate. Viveva con il padre comboniano ben più famoso, Alex Zanotelli, a Korogotcho, una discarica a cielo aperto vicino a Nairobi.
Ma, nonostante tutto questo fosse importantissimo e bellissimo (uomini occidentali che scendono in Kenia non per sfruttare le ricchezze ma per aiutare una comunità di disperati a sfruttare i rifiuti in cui vivono), non vorrei parlare di questo.
Gino era a cena da noi, una sera (tornava a casa un mese ogni cinque anni). Stavamo parlando della guerra in Iraq (nonostante non ci fossimo mai visti prima, ci parlavamo come se ci conoscessimo da anni); gli ho chiesto delle guerre in Africa. Una premessa. Mi sono sempre chiesto perché i grandi Stati Uniti d’America, quelli della Guerra Preventiva, non fossero mai andati a sedari i conflitti interni in Africa. Non dubitate, mi sono sempre risposto: perché lì non c’è il petrolio che fa gola agli americani.
Quanto sbagliavo… Gino mi ha confermato che il petrolio non c’è, ma mi ha fatto anche notare che in molti degli stati dove ci sono i conflitti ci sono giacimenti di diamanti, una quantità industriale di silicio (materiale semiconduttore, usato per i chip e i microchip dei componenti elettronici) e tanto altro ancora. “Allora perchè non fermano le guerre e si impadroniscono delle risorse?” gli ho chiesto. La sua risposta continua a farmi rabbrividire.
“Lo stanno già facendo. Sono le ex colonie che fomentano le guerre civili in Africa. Finchè continuano ad ammazzarsi non pensano ad estrarre le materie prime. Continuano a fornirgli le armi per i conflitti, alla fine le nazioni saranno così stremate, in ginocchio, che gli stati europei e gli USA faranno ciò che vogliono. E senza usare nemmeno un soldato”.
Rabbrividisco, ogni volta che ci penso. Penso ai soldati-bambini del Ruanda, che impugnano mitra e si uccidono… E penso che i loro governi pagano le armi che impugnano ai macellai che verranno a sfruttarli, e a finire i morenti…
Grazie Gino. Buon Riposo.
Twist in my sobriety
Tanita Tikaram