10 Maggio 1974
Ha luogo lo sciopero di CGIL – CISL e UIL contro il “ricatto dei brigatisti”.
Proclamato 3 giorni prima, il 7 Maggio, i sindacati istituiscono apposite squadre per disinfestare la città e le fabbriche dalle scritte che inneggiano alle Brigate Rosse.
Se da un lato Ettore Benassi, segretario della Camera del Lavoro, si dice molto soddisfatto della riuscita dello sciopero e del fatto che i rapitori sono ormai completamente isolati e disprezzati dalla classe operaia, una buona parte della sinistra è in disaccordo, come gli autonomi dell’Ansaldo e il periodico «Rosso»: rincara la dose con un editoriale in cui, denunciando che neppure per la morte di Pinelli né per quella dell’anarchico spagnolo Puig garrotato da Franco si era chiamata alla lotta la classe operaia genovese, si chiede per quale ragione si debba scioperare per Sossi.
Si delineano i tre orientamenti della magistratura sulla liberazione dei detenuti della 22 Ottobre:
- La linea dura: non cedere al ricatto, come sostiene l’UMI;
- La linea morbida: portata avanti dai magistrati progressisti (Magistratura Democratica) che «vorrebbe approfondire i fatti che sono all’origine di certi fenomeni»;
- gli amici di Sossi, cui non interessa approfondire nulla ma che propendono per un documento solo del caso Sossi e della sua salvezza
A prevalere è una via di mezzo tra le ultime due posizioni: i magistrati liguri firmano un documento in cui si auspica di intraprendere tutte le iniziative possibili per la liberazione di Sossi.
- Pino Casamassima, Il libro nero delle Brigate Rosse
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