30 Marzo 1972
Le Brigate Rosse emettono un comunicato sulla morte dell’editore Giangiacomo Feltrinelli del 15 Marzo 1972.
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Posti di fronte alla campagna di annientamento che la borghesia dopo aver assassinato il compagno Feltrinelli, ha scatenato contro le forze rivoluzionarie, certi «democratici» hanno fatto con lodevole tempismo una precisa scelta di campo: si sono schierati con gli assassini. In fondo non si tratterebbe di una gran perdita se ciò non coincidesse con un fatto più grave: la delazione. Il compagno Giobatta Lazagna è infatti rinchiuso nel carcere di San Vittore in seguito alle irresponsabili e fantasiose dichiarazioni dell’avvocato Milanese Leopoldo Leon e di alcuni suoi amici tra i quali spicca l’avvocato Giuliano Spazzali, che certamente è un valido collaboratore dei magistrati milanesi. Ma non è tutto. Gli avvocati «democratici» infatti, non contenti della gravissima provocazione, hanno emesso un comunicato in cui si affrettano a dissociare le loro responsabilità da quelle dei gruppi «che non agiscono alla luce del sole» e a stabilire i limiti politici del loro intervento. Un comunicato per tranquillizzare De Peppo e i padroni!
Ma ci va bene lo stesso tanto che intendiamo aiutarli «in questo difficile compito» affermando che nessun militante delle Brigate Rosse si è fatto o si farà difendere da loro, perché i nemici è meglio averli di fronte che mascherati da comunisti tra le file dei combattenti. E poi, vale per gli «avvocati democratici» ciò che ha scritto il compagno Mario Rossi: «…I democratici dicono che c’è una differenza, oggi possiamo difenderci. Ma anche a questo proposito ho qualcosa da confessare. Di che taglia siano i difensori, almeno quelli genovesi, l’ho potuto constatare di persona non appena mi hanno arrestato. L’avvocato da me nominato, comunista, pare, non ha voluto sporcarsi le mani con me e mi ha abbandonato; stranamente però ha ritenuto di non sporcarsele con Rinaldi e Rinaldi è stato il primo a parlare, a «vuotare il sacco» come dicono i giornalisti. L’avvocato, anch’egli di sinistra, che ha avuto la compiacenza di accettare la mia difesa consiglia, stranamente, anche a me di vuotare il sacco: non voglio avanzare dubbi, certo è che queste confessioni, consigliate per difendere il cliente, hanno ottenuto l’effetto di aggravare la posizione dei compagni, dentro e fuori. Dopo sei mesi confesso di essermi convinto che la difesa se serve a qualcuno, serve Innanzitutto all’avvocato, poi al magistrato, mai all’imputato… Per il comunismo».
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