6 Gennaio 1981
Una delegazione di parlamentari del Partito radicale si reca in visita alle supercarceri di Palmi e Trani.
Dalla direzione del penitenziario pugliese il deputato radicale Franco De Cataldo ha contatti telefonici con il ministro della Giustizia Adolfo Sarti (il quale di lì a poco verrà coinvolto nello scandalo P2).
Intanto i direttori dei maggiori quotidiani italiani respingono il ricatto brigatista decretando «il completo silenzio stampa sulle richieste dei terroristi rapitori di D’Urso»; altre testate minori mostrano invece disponibilità. La situazione si fa drammatica, la classe politica è spaccata.
I parlamentari radicali rendono noto il comunicato firmato dal “Comitato unitario di campo” del carcere di Palmi, alla cui pubblicazione i terroristi subordinano «la sospensione della condanna a morte» del giudice D’Urso. Il documento è un farneticante proclama che attacca la «suburra criminale democristiana» e le «stupide iene revisioniste» del PCI, approva la condanna a morte del «boia D’Urso» decisa dalle Br, ma infine precisa: «Tuttavia, poiché la forza del movimento rivoluzionario è tale da consentire atti di magnanimità, noi acconsentiamo alla decisione presa dalle Brigate rosse di rilasciare il boia D’Urso alla condizione che questo comunicato, come quello dei compagni di Trani espressione del più generale movimento dei proletari prigionieri organizzati nei vari Organismi di Massa Rivoluzionari, vengano resi pubblici sui canali della comunicazione sociale».
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