25 Novembre 1974
Le Brigate Rosse a Torino incendiano 5 auto di dirigenti FIAT.
Le brigate, nella notte fra Domenica 24 e Lunedì 25 incendiano 5 auto. Spiega il comunicato diffuso 24 ore dopo:
È il primo avvertimento a 5 fieri rappresentanti del progetto controrivoluzionario della FIAT.
Seguono i nomi: Giulio Alimonti, Benedetto Mastroienni, Pier Mario Grisotto, Angelo Trevisano, Battista Nicola; la lista di proscrizione è stata fatta «affinché d’ora in poi essi non possano più muovere tranquillamente i loro passi né in fabbrica, né in quartiere e neppure nelle loro case».
Prosegue il documento:
L’intero fascio delle forze della controrivoluzione sta sferrando un attacco concentrico decisivo alla classe operaia della FIAT. I padroni e le forze politiche governative vogliono strangolare la lotta operaia laddove essa ha raggiunto i livelli più alti di organizzazione e si è posta come punto di riferimento generale, creandosi un’avanguardia armata operante sul terreno dello scontro di potere. La sconfitta della classe operaia FIAT sarebbe quindi un primo passo decisivo verso la sconfitta della intera classe operaia italiana. Questa è dunque oggi la condizione preliminare ad ogni progetto di ristrutturazione economica e di stabilizzazione del regime politico in Italia. In questa guerra, combattuta con battaglie durissime, Agnelli mira a: 1) distruggere l’organizzazione del potere operaio in fabbrica. Per portare questo attacco la FIAT fa uso di diversi strumenti come: il terrorismo economico; l’attacco sistematico e selettivo delle avanguardie politiche e di lotta; le manovre scissionistiche nei sindacati e il rilancio dell’odiato sindacato padronale Sida. 2) Ricostruire e rafforzare la sua struttura di comando per garantire una ristrutturazione nel senso dell’efficientismo produttivista. «I capi devono poter ritrovare la grinta degli anni passati» (dice U. Agnelli).
- Vincenzo Tessandori. BR Imputazione: banda armata. Cronaca e documenti delle Brigate Rosse.
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