8 Settembre 1969
Nasce il Collettivo Politico Metropolitano (CPM).
Alcuni comitati di azienda di Milano e Torino e gruppi di lavoratori-studenti redigono un documento a uso interno dei militanti nel quale si sottolinea come scopo del Collettivo debba essere la preparazione delle
strutture di lavoro indispensabili a impugnare in modo non individuale l’esigenza-problema dell’organizzazione rivoluzionaria della metropoli e dei suoi contenuti (ad esempio democrazia diretta, violenza rivoluzionaria, ecc.).
Il CPM nasce all’interno di un teatro in disuso in Via Curtatone 8.
Non è il classico collettivo, o almeno, non solo quello: è anche un laboratorio di analisi e di iniziativa politica in cui si tengono corsi di teatro, di grafica, di canto. A sfrondare il CPM di ogni caratteristica ludica sarà la strage di piazza Fontana: da quel momento al CPM ci si rende conto che per andare avanti bisogna cambiare rotta e strategia.
Nei documenti del Collettivo, stilati nella quasi totalità da Curcio e Simioni, si sottolinea la critica nei confronti della sinistra storica e delle organizzazioni sindacali tradizionali:
Nell’attuale momento politico il movimento spontaneo delle masse […] tende a porre il problema dei suoi bisogni reali fuori dagli schemi imposti dalle organizzazioni tradizionali del movimento operaio. La lotta di classe non è più contenibile nei confini del sindacalismo, del revisionismo […] e si pone come lotta di classe per il potere.
Il CPM sposa la tesi dell’autonomia operaia, criticando però ferocemente il fenomeno del “gruppismo” con le armi del leninismo: per sopravvivere, i gruppi devono superare l’infantile spontaneismo e la logica settaria, per contrastare le organizzazioni di sinistra tradizionali con «una seria prospettiva di classe».
E siccome la prospettiva è quella della presa del potere, la lotta di classe non potrà che essere armata:
La violenza rivoluzionaria non è un fatto soggettivo, non è un’istanza morale: essa è imposta da una situazione che è ormai strutturalmente e sovrastrutturalmente violenta. Per questo la sua pratica organizzata è ormai un parametro di discriminazione […] lo scontro violento è una necessità intrinseca necessaria, sistematica e continua dello scontro di classe.
- Vincenzo Tessandori. BR Imputazione: banda armata. Cronaca e documenti delle Brigate Rosse.
- Pino Casamassima, Il libro nero delle Brigate Rosse
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