Quale violenza?
Quale violenza?
Sabato a Brescia è sceso in Piazza l’orgoglio della dissidenza.
Un migliaio di persone di Brescia sono scese nella loro piazza per mostrare che non tutte le piazze acclamano Silvio Berlusconi. Non tutte le piazze d’Italia lo vogliono imperatore d’Italia, non tutti gli elettori. Che lui non ha governato in nome del popolo, ma in nome di una massa informe, disinformata e senza cultura che ha creduto alle favole della nonna. Per nostalgia. Per paura. Per ignoranza. Per un fascismo morbido.
Quale violenza?
Quella di un manifestante del Popolo della Libertà che percuoteva sulla testa una ragazza che avrebbe potuto essere sua nipote con l’asta di plastica della sua bandiera “Berlusconi Presidente”? O quella di manifestanti che alzando le braccia mimando le manette urlano “In galera, in galera”?
Quale violenza?
Quella di un uomo che da anni dimostra all’Italia che “La legge non è uguale per tutti” che scende in piazza per fare un comizio per violentare un potere dello Stato (che peraltro sta governando insieme al governo dell’opposizione)? O quella di cittadini di qualsiasi provenienza politica, sociale e culturale che scendono a difendere la loro Costituzione, quell’insieme di parole che degli eroi hanno scritto con il sangue di una guerra civile?
Quale violenza?
Quella di un pugno in faccia ad un manifestante PdL? O quella di un governo ventennale egoista, becero e cieco, che ha causato la disperazione della “Legge Giovanardi”, della “Bossi-Fini”, delle folli privatizzazioni a favore dei suoi amichetti?
Quale violenza?
Ci si deve riappropriare delle parole. La violenza non è un pugno. Non sono le urla di una parte di popolo arrabbiato la violenza. La violenza è l’ignoranza, la povertà. Il razzismo è violenza. L’intolleranza è violenza. Violenza è l’indifferenza.
Vedere i programmi televisivi di questi giorni su quello che è successo Sabato mi porta alla mente “Sbatti il mostro in prima pagina“, con un impressionante Gian Maria Volonté.
Alla montatura che la stampa e i mass-media sono in grado di produrre per perseguire fini politici. Altro che la magistratura.
Sentire Vendola dire “Brunetta non troverà mai SEL tra i violenti” non significa nulla. Doveva dire che quella piazza a cui anche parte del suo partito ha partecipato non è stata violenta.
Sentire Brunetta che da dei teppisti a una piazza che non è riuscito a vedere perché la piazza stessa l’ha rifiutato (se n’è dovuto andare facendo finta di nulla scortato da un plotone di carabinieri) è totalmente folle.
Vedere Formigoni salutare la folla che lo insulta come se non sentisse e rispondere ai giornalisti “Sto salutando il popolo della libertà” ha un solo senso: se fai finta che non sia successo qualcosa che nuoce alla facciata del tuo partito (e le televisioni e i giornali sono in larghissima parte a disposizione del capo dello stesso) allora non esiste.
La non-violenza è intelligenza e consapevolezza. Il non rispondere alle provocazioni di militanti venuti ad occupare una piazza che non gli apparteneva (quanti erano di Brescia tra le bandiere azzurre pagate dai rimborsi elettorali di tutti), sorpresi che per una volta la polizia non li abbia difesi per partito preso.
L’intelligenza è scegliere cosa pensare, indipendentemente da quello che il leader maximo di un’ideologia che ci affascina ci inculca in testa.
La consapevolezza è che non siamo liberi di scegliere in questo Paese. Se le informazioni vengono perlopiù da un’unica fonte, e quella fonte è di proprietà della persona che dobbiamo o non dobbiamo scegliere, allora dobbiamo informarci in maniera diversa.
Perché in fondo la violenza fa paura. Preferiamo le tre scimmie nonvedononsentononparlo, alla consapevolezza.
E’ che dobbiamo ammettere questo: per il dolore, lo sconvolgimento emotivo, la rabbia, la disperazione, e la necessità di un cambiamento, anche la verità è violenza.
Altrimenti siamo tanti piccoli burattini nell’Eurasia di George Orwell.
“Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato.”
George Orwell
1984