11 Dicembre 1974
A Torino le Brigate Rosse compiono due azioni contro il Sida alla FIAT, il “sindacato giallo”.
Assalti quasi contemporanei alle sedi di Rivalta e di Mirafiori.
Ore 16:45: crepuscolo, nebbia leggera sulla campagna. Nell’ufficio del sindacato autonomo dell’automobile, in Via Fossano 11 a Rivalta, nella «cintura» si trovano l’impiegato Arnaldo Bardella, 34 anni, l’assistente sociale Ermelinda Gallo, 19 anni, e un iscritto, Vittorio Mantovan, 41 anni. Si apre la porta, appaiono una giovane donna e due uomini, con le pistole in pugno. Mantovan, che sta uscendo, se li trova di fronte: «Mi hanno dato una spinta. “State attenti”, ho detto. E quelli, come risposta, mi hanno puntato contro una pistola. Si sono diretti verso la seconda stanza domandando: “Dov’è il biondino? Ah! Eccolo”». Alludono a Bardella, che è chiaro di capelli. Al trambusto l’uomo si è affacciato alla porta: i tre si infilano con calma i passamontagna. Si avvicinano a Bardella, gli premono le canne delle pistole allo stomaco, gli cacciano in bocca una pallina da ping pong e gli sigillano le labbra con cerotti chirurgici. Poi uno lega al prigioniero le mani dietro la schiena con una lunga catena da bicicletta e gli appende al collo un cartello: «Brigate Rosse, nessun compromesso con il progetto neocorporativo imperialista della FIAT. Costruire il potere proletario armato». L’uomo è costretto a sedere su una sedia con le spalle al muro, sul quale la ragazza, che sembra comandare il nucleo, ha tracciato la scritta «Brigate Rosse». Bardella è fotografato col cartello e con la pistola puntata alla tempia. Mentre scatta il flash, le minacce: «Faremo la pelle a te e alla tua famiglia, se non smetti di lavorare qui». Ancora minuti di paura durante i quali la ragazza sceglie, in cassetti e schedari, numerosi documenti. Intimato ai tre di non muoversi per almeno dieci minuti, i brigatisti se ne vanno.
Un quarto d’ora più tardi tre uomini, volti nascosti da sciarpe e passamontagna e armati, irrompono nella sede di Via Nichelino, a Mirafiori. All’interno c’è solo Pasquale Carpentieri, 40 anni, rappresentante sindacale. Gli viene puntata la pistola, è spinto nel retro, costretto a sedersi sul pavimento; gli legano mani e piedi dietro la schiena, quindi gli appendono un cartello al collo: «Costruire ovunque il potere armato proletario. Costruire nuclei armati clandestini». Gli cospargono la testa con colla e lo fotografano. Un guerrigliero scrive poi slogan sui muri, un altro appostato dietro la porta, blocca tre attivisti arrivati per dare il cambio al collega. Prima di spingerli nel retro e incatenarli, i brigatisti li apostrofano: «Siamo delle Brigate Rosse, voi siete servi del padrone. Vi intimiamo di chiudere la lega entro un mese».
- Vincenzo Tessandori. BR Imputazione: banda armata. Cronaca e documenti delle Brigate Rosse.
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