17 Luglio 1975
Nel carcere di Saluzzo scoppia una zuffa, subito sedata, tra Alberto Franceschini e il giudice Caselli.
Il giudice Caselli sta compiendo gli ultimi interrogatori prima della conclusione dell’inchiesta e del deposito della requisitoria da parte del pubblico ministero.
In un ufficio al piano terra del penitenziario, il magistrato pone la prima domanda, il brigatista non vuole rispondere, polemizza, poi tenta di colpire il giudice ma viene bloccato dal maresciallo dei carabinieri Marcello Baldassi. «Piccolo borghese con pretese di democratico» grida il brigatista rivolto al dott. Caselli «io sono imputato per aver detto “bastardi e fascisti” ai carabinieri che mi hanno arrestato; lei, giudice istruttore, è come gli altri e non se ne distingue affatto».
Franceschini accusa il magistrato di «avergli fatto sparire delle cose» che aveva addosso al momento della cattura e che, secondo lui, avrebbero dovuto essere utilizzate nell’istruttoria.
Prima di essere riportato in cella il brigatista augura al giudice morte violenta per il modo in cui ha condotto l’inchiesta. Dopo questo episodio il dott. Caselli comunica di volersi astenere dal processo e Franceschini, a sua volta, chiede la sua ricusazione:
«Il dott. Caselli ha sempre dimostrato, durante gli interrogatori a cui sono stato sottoposto di essere prevenuto nei miei confronti; parte del presupposto della mia colpevolezza per cercare inesistenti fatti a sostegno delle sue tesi».
Conclude:
«Il giudice è arrivato al punto di imputare un mio legale di fiducia, l’avv. Eduardo Di Giovanni, di connivenza con gli episodi ascrittimi commettendo così gravissima violazione dei diritti della difesa e soprattutto della convenzione di salvaguardia dei diritti dell’uomo».
Esaminata dalla sezione istruttoria della corta d’appello, la ricusazione è dichiarata inammissibile e respinta. Per motivi esattamente opposti, anche la richiesta di astensione del giudice non viene accettata.
Franceschini è denunciato per l’aggressione e, in Novembre, verrà condannato dal tribunale di Saluzzo: sette mesi di reclusione per oltraggio, assolto dall’accusa di calunnia.
- Vincenzo Tessandori. BR Imputazione: banda armata. Cronaca e documenti delle Brigate Rosse.
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