24 Gennaio 1979
A Genova Guido Rossa viene ucciso dalle Brigate Rosse.
Viene così reciso l’ultimo filo che tiene legate le Brigate Rosse alla sinistra italiana.
Guido Rossa è un sindacalista della FIOM dell’Italsider e militante del PCI. Gli si imputa di aver denunciato, l’Ottobre precedente, Francesco Berardi detto “Cesare”, un operaio che aveva distribuito dentro la fabbrica i volantini delle BR.
Berardi si suiciderà in carcere e la colonna genovese prenderà il suo nome.
Gli assassini sono i brigatisti Riccardo Dura, Vincenzo Guagliardo e Lorenzo Carpi.
In sede giudiziaria Guagliardo dirà che Rossa avrebbe dovuto essere solo “gambizzato”: ma dopo avergli sparato alle gambe, e mentre il terzetto si stava allontanando, Dura è tornato indietro e ha finito l’operaio comunista sparandogli un colpo al cuore.
Dura è il pupillo di Moretti, che lo ha voluto a capo della colonna genovese; quale “premio” per il delitto Rossa, Moretti promuoverà Dura nel Comitato esecutivo.
La città di Genova risponde all’uccisione di Rossa con un compatto sciopero generale e una grande manifestazione dai connotati antifascisti, a conferma del totale isolamento delle Br. All’interno dell’organizzazione terroristica l’uccisione dell’operaio comunista provoca contraccolpi: un volantino Br recapitato all’Ansa di Roma definisce il delitto «un errore» della «colonna genovese» – una sostanziale sconfessione pubblica decisa da Morucci e Faranda, che provocherà tensioni con la triade Moretti-Gallinari-Micaletto che quel delitto ha approvato e avallato.
Riconoscerà Mario Moretti:
«Guido Rossa non bisognava neanche ferirlo».
- Silvana Mazzocchi. Nell’anno della Tigre – Storia di Adriana Faranda
- Sergio Flamigni, La sfinge delle Brigate Rosse. Delitti, segreti e bugie del capo terrorista Mario Moretti.
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