2 Aprile 1976
A Washington il Centro Studi Strategici Internazionali della Georgetown University organizza un convegno sul tema “La stabilità politica dell’Italia”.
Ray Cline, direttore del Centro nonché ex collaboratore della Cia e del Dipartimento di Stato, ha spiegato il perché del convegno affermando: «L’Italia è uno dei più stretti e dei più importanti alleati degli Stati Uniti… collocata in una posizione strategica nel Mediterraneo, e elemento vitale nello schieramento meridionale della Nato. Oggi infuria uno straordinario dibattito politico sul possibile ingresso del PCI nel governo italiano, e sulle relative conseguenze per la sicurezza del Mediterraneo, in cui gli Stati Uniti hanno interessi strategici cruciali, e dell’intera Europa occidentale».
L’ex direttore della Cia William Colby ha dichiarato: «Si deve credere ai leader del PCI quando affermano che rispetterebbero le regole democratiche qualora entrassero nel governo? Certo, il PCI è diventato meno dottrinario nelle questioni ideologiche, tuttavia ritiene di dover ancora mantenere legami con il centro rivoluzionario, cioè con Mosca, dal quale potrebbe ottenere appoggi nel caso la situazione diventasse difficile… Conviene trovare qualche tecnica sottile… in particolare una serie di passi intermedi potrebbero essere compiuti prima che si arrivi a un controllo comunista in Italia».
L’ammiraglio Horacìo Rivero, ex ambasciatore americano in Spagna e già comandante, in Italia, di Afsouth, ha affermato: «Chi controlla l’Italia controlla il Mediterraneo… La marina e l’aeronautica italiane, così come le basi Usa in quel Paese, sono necessarie per la difesa del Mediterraneo contro le attuali minacce. L’accesso del PCI al potere porterebbe l’Italia al neutralismo, con l’uscita dalla Nato e l’eliminazione della più importante struttura logistica, informativa e per le comunicazioni della Sesta flotta americana. L’immediato collasso dello schieramento meridionale Nato diventerebbe inevitabile. Diventerebbe inoltre estremamente difficile per gli Stati Uniti provvedere all’assistenza di Israele».
Claire Boothe Luce, ex ambasciatrice americana a Roma e vecchia amica di Edgardo Sogno, ha detto allarmata: «La Nato è in uno stato di grave disordine, l’Italia è sull’orlo del compromesso storico».
Wynfred Joshua, per conto della Dia (Defence intelligence agency, il servizio segreto militare Usa), ha affermato: «Probabilmente in nessun altro luogo la minaccia all’Alleanza atlantica è più chiara che nel suo schieramento meridionale, dove le tendenze militari e politiche contribuiscono a rappresentare una sfida profonda alle difese dell’Occidente… Il problema dell’Italia è complicato: consiste nella debolezza delle istituzioni economiche e politiche. Questo si riflette nella rivalità tra un sempre più vecchio partito di maggioranza democristiano, solcato da scandali e divisioni, e da un partito comunista disciplinato e in crescita che cerca di trasmettere un’immagine di integrità e di indipendenza nazionale… Sembra opportuno rivedere il ruolo dello schieramento meridionale della Nato all’interno dell’intera difesa occidentale e il significato dell’instabilità politica italiana all’interno del contesto strategico globale».
L’aspetto più sorprendente del convegno Usa sulla situazione politica italiana è che nessuno dei numerosi intervenuti ha fatto il benché minimo cenno al destabilizzante fenomeno del terrorismo che da tempo affligge l’Italia, nemmeno a quello delle “ultra-comuniste” Brigate rosse: il problema sembra essere solo la “pericolosa” avanzata elettorale del PCI e la “remissività” della DC.
È la stessa posizione sostenuta in Italia da Sogno.
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