2 Dicembre 1984
Da una fabbrica di pesticidi di proprietà della multinazionale americana Union Carbide si sviluppò una nube di isocianato di metile, che si espanse su una zona densamente popolata dell’India, nella città di Bhopal. I morti sul momento furono circa 3000, ma il bilancio sale oltre i 15000 se si contano coloro che morirono nel periodo seguente per le conseguenze dell’intossicazione.
Si ritiene che i prodotti chimici ancora presenti nel complesso abbandonato, in mancanza di misure di bonifica e contenimento, stiano continuando a inquinare l’area circostante.
Marco Paolini ne ha raccontato la vicenda in teatro.
Grazie a uolfmen per la segnalazione.
2 Dicembre 1984
All’uscita da una chiesa, di fronte ai propri familiari, viene assassinato Leonardo Vitale, il primo pentito di mafia. Aveva denunciato Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco e Vito Ciancimino ma non era stato creduto e trascorse 12 anni tra carcere e e il manicomio di Barcellona Pozzo di Gotto.
È il primo “vero” pentito di mafia per motivi di coscienza. Dopo la conversione ha cercato solo la verità e nessuno gli ha voluto credere, non ha cercato nemmeno di nascondersi; frequentava la messa quotidiana alla Chiesa dei Cappuccini a Palermo, dove una domenica proprio all’uscita è stato ucciso.
Nell’estate 2006 Stefano Incerti ha girato un film sulla sua vita, intitolato L’uomo di vetro, dal nome dell’omonimo romanzo di Salvatore Parlagreco. Il film è uscito in sala nel 2007.
Giovanni Falcone dirà di lui, al Maxiprocesso di Palermo nel 1986:
Scarcerato nel giugno 1984, fu ucciso dopo pochi mesi, il 2 dicembre, mentre tornava dalla Messa domenicale. A differenza della Giustizia dello Stato, la mafia percepì l’importanza delle sue rivelazioni e lo punì inesorabilmente per aver violato la legge dell’omertà.
È augurabile che, almeno dopo morto, Vitale trovi il credito che meritava e che merita.
2 Dicembre 1968
Ad Avola in Sicilia, durante uno sciopero di braccianti, la polizia spara sulla folla uccidendone due.
Ad Avola il 2 Dicembre viene proclamato lo sciopero generale. Sono chiusi uffici, banche, negozi, scuole, poste, cantieri, bar e circoli, tutti a sostegno della lotta dei braccianti per il rinnovo del contratto di lavoro.
Anche gli studenti raggiungono con il corteo la Statale 115, dove i braccianti hanno organizzato dei blocchi stradali.
Alle 11 la celere di Catania viene inviata sul posto dal prefetto D’Urso e la situazione precipita in fretta nonostante i tentativi di mediazione del sindaco socialista di Avola, Giuseppe Denaro.
Alle 14 parte la carica, annunciata da squilli di tromba e da lanci di lacrimogeni; i braccianti cercano allora riparo e cercano di rispondere con una sassaiola. La polizia ha però lanciato i lacrimogeni controvento, e sono loro a farne le spese. Presi dal panico, i poliziotti cominciano a sparare.
La sparatoria dura circa mezz’ora (il deputato comunista Piscitello raccoglierà dall’asfalto più di due chili di bossoli) e causa due morti, ovviamente tra i braccianti:
- Giuseppe Scibilia, 47 anni;
- Angelo Sigona, 25 anni
Oltre ai due morti si conteranno 48 feriti, tra cui alcuni gravi.