22 Giugno 1983

Emanuela Orlandi scompare in circostanze misteriose a Roma.

La ragazza ha 15 anni, ed è la figlia di un commesso della Prefettura della casa pontificia. Oltre al Liceo Scientifico frequenta anche la scuola di Musica, dove ha lezione anche quel giorno, come sempre dalle 16 alle 19. A quell’ora telefona a casa e parla con una sua sorella di una proposta di lavoro ricevuta da un uomo come promotrice di prodotti cosmetici durante una sfilata di moda nell’atelier delle Sorelle Fontana qualche giorno dopo, lavoro retribuito 350.000 per poche ore.

La sorella le sconsiglia di accettare una proposta del genere e insiste perché Emanuela ritorni a casa per parlarne con la madre. Emanuela concorda e raggiunge due compagne di corso, Maria Grazia e Raffaella, alla fermata dell’autobus di Corso Rinascimento. Alle 19:30 prima Maria Grazia e poi Raffaella salgono su due diversi autobus. Da questo momento Emanuela Orlandi scompare.

Quello che potrebbe essere un comune allontanamento volontario da casa di un’adolescente diventa molto presto uno dei casi più oscuri della storia italiana e vaticana, un caso che coinvolgerà lo Stato Vaticano, lo Stato Italiano, l’Istituto per le opere di religione, la Banda della Magliana, il Banco Ambrosiano e i servizi segreti di diversi Paesi

Un caso che come tanti altri nel nostro paese non è mai stato risolto.

Alla scomparsa di Emanuela è stata collegata la quasi contemporanea sparizione di un’altra adolescente romana, Mirella Gregori, scomparsa il 7 maggio 1983 e mai più ritrovata.


22 Giugno 1946

Viene emanata dal governo italiano, appena divenuto repubblicano, l’amnistia passata alla storia come l’amnistia Togliatti.

L’amnistia Togliatti è un provvedimento di condono delle pene proposto alla fine della seconda guerra mondiale in Italia dal Ministro di grazia e giustizia Palmiro Togliatti, approvato dal governo italiano, promulgata con decreto presidenziale 22 giugno 1946, n.4.

L’amnistia comprende i reati comuni e politici, compresi quelli di collaborazionismo con il nemico e reati annessi ivi compreso il concorso in omicidio, pene allora punibili fino ad un massimo di cinque anni, i reati commessi al Sud dopo l’8 settembre 1943 ed i reati commessi al Centro e al Nord dopo l’inizio dell’occupazione militare Alleata ed aveva efficacia per i reati commessi a tutto il giorno 18 giugno 1946.

Lo scopo è la pacificazione nazionale dopo gli anni della guerra civile, ma ci saranno polemiche sulla sua estensione, tanto che il 2 luglio 1946 Togliatti, con l’emanazione della circolare n. 9796/110, raccomanderà interpretazioni restrittive nella concessione del beneficio.

Togliatti sviluppa il provvedimento senza coinvolgere la direzione del Partito Comunista Italiano né i suoi più stretti collaboratori.

Il provvedimento provocherà numerose proteste da parte dell’associazionismo partigiano. Le reazioni maggiori avverranno in Piemonte: nella provincia di Cuneo, dal 9 luglio al 28 agosto diversi ex partigiani provenienti anche da regioni circostanti, tra cui Armando Valpreda, Maggiorino Vespa e Aldo Sappa, si arroccheranno nel paese di Santa Libera presso Santo Stefano Belbo, protestando contro l’amnistia e avanzando altre richieste: il governo De Gasperi riuscirà ad evitare lo scontro facendo alcune concessioni. A Casale Monferrato la popolazione promulgherà lo sciopero generale in protesta per la revisione della sentenza di condanna a morte nei confronti di sei fascisti tra cui Giuseppe Sardi, segretario del fascio repubblicano cittadino. La città verrà presidiata da formazioni di polizia e di carabinieri a cui si aggiungeranno anche dodici carri armati dell’esercito.  La situazione si risolverà senza scontro grazie alla mediazione del segretario della CGIL Di Vittorio.

L’amnistia e le conseguenti scarcerazioni provocheranno una frattura fra la base del Partito Comunista Italiano e il suo segretario Togliatti, il quale dovrà più volte fornire giustificazioni e spiegazioni in merito all’interno del Partito.