20 Maggio 1999

A Roma le Nuove Brigate Rosse uccidono Massimo D’Antona, docente di diritto del lavoro all’Università “La Sapienza”.

Massimo D’Antona, consulente del Ministero del Lavoro, esce poco dopo le 8:00 dalla sua casa in Via Salaria a Roma. Si dirige verso il suo studio, poco distante dall’appartamento dove abita.

Dopo aver superato Via Adda, davanti a un cartellone pubblicitario che impedisce al traffico di vedere cosa gli sta succedendo, un commando di brigatisti (formato da Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce) esce dal furgone e lo blocca.

L’appostamento dei brigatisti comincia quattro giorni prima, quando parcheggiano due furgoni Nissan in Via Salaria, due scooter per la fuga della squadra operativa e due biciclette per le staffetta.

Massimo D’Antona viene ucciso con 9 colpi di pistola da  Mario Galesi, secondo la testimonianza della pentita Cinzia Banelli.

Conclusa l’azione Galesi e la Lioce si allontano dal luogo dell’omicidio.

I soccorsi che arrivano poco dopo sul posto trasportano D’Antona al Policlinico Umberto I dove, alle 9:30, il medico ne dichiara la morte.

L’attentato viene rivendicato poche ore dopo:

“Il giorno 20 maggio 1999, a Roma, le Brigate Rosse per la Costruzione del Partito Combattente hanno colpito Massimo D’Antona, consigliere legislativo del Ministro del Lavoro Bassolino e rappresentante dell’Esecutivo al tavolo permanente del “Patto per l’occupazione e lo sviluppo”. Con questa offensiva le Brigate Rosse per la Costruzione del partito Comunista combattente, riprendono l’iniziativa combattente, intervenendo nei nodi centrali dello scontro per lo sviluppo della guerra di classe di lunga durata, per la conquista del potere politico e l’instaurazione della dittatura del proletariato, portando l’attacco al progetto politico neo-corporativo del “Patto per l’occupazione e lo sviluppo”, quale aspetto centrale nella contraddizione classe/Stato, perno su cui l’equilibrio politico dominante intende procedere nell’attuazione di un processo di complessiva ristrutturazione e riforma economico-sociale, di riadeguamento delle forme del dominio statuale, base politica interna del rinnovato ruolo dell’Italia nelle politiche centrali dell’imperialismo.”