22 Maggio 2021
Moussa Baldé, giovane guineano di 23 anni, si suicida nel Centro di Permanenza e Rimpatrio di Torino.
Nella notte tra il 9 e il 10 Maggio 2021 Moussa è a Ventimiglia, dove tre persone lo aggrediscono con pugni e calci, lasciandolo a terra ferito.
Esiste un video della sua aggressione: i tre lo colpiscono alla testa con un portacenere a colonna e con un altro oggetto cilindrico, e lo continuano a prendere a calci una volta a terra. Sono 42 secondi di pura violenza.
I vengono identificati in meno di un giorno e accusati di lesioni aggravate: sono Ignazio Amato, 28 anni, di Palmi, Francesco Cipri, 39 anni, e Giuseppe Martinello, 44 anni, entrambi originari della provincia di Agrigento.
Uno di loro ha dichiarato che il pestaggio era nato dal tentativo di furto di un cellulare. Moussa al suo avvocato Gianluca Vitale ha negato, dicendo che stava chiedendo l’elemosina davanti a un supermercato, e l’assalto sarebbe stato del tutto immotivato.
Non che questo cambi di molto le cose.
I tre vengono rilasciati dopo poco, in attesa del processo in libertà vigilata.
Moussa Baldè invece non ha i documenti in regola, e viene portato al C.P.R. di Torino, tra l’altro in cella di isolamento per proteggere gli altri detenuti da una psoriasi scambiata per scabbia.
È qui che dopo 12 giorni di isolamento si impicca con un lenzuolo.
Era partito dalla Guinea via terra attraverso Mali e Algeria e da lì in barca fino in Sicilia, da cui, poi, lo assegnano a una casa comunità di Imperia. È qui che fa il ciclo delle scuole medie, dove impara bene l’italiano.
A Imperia frequenta l’associazione La talpa e l’orologio. Da tre anni aspetta che la Commissione sulla domanda di asilo si pronunci. Esasperato, decide di trasferirsi in Francia e se ne perdono i contatti. Chiede l’elemosina, vive per strada. Dopo un po’ viene espulso ma soprattutto manca l’appuntamento con la Commissione (non ha più un domicilio) e diventa clandestino. Una qualifica che, di ritorno in Italia, dirotta il suo tragitto di integrazione.
A Ventimiglia dorme sotto un ponte in tende di propilene, la tipica plastica blu dell’Ikea, in un accampamento di fortuna. Fino a quella notte, dove lo aggrediscono per strada. Un’altra notte buia per lo stato italiano, in cui chi aggredisce un altro essere umano viene liberato, e la vittima che ha la sola colpa di essere senza documenti viene messo in carcere in isolamento.
22 Maggio 1978
In Italia è approvata la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza (legge n. 194/78, legge sull’aborto).
Prima del 1978, l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG), in qualsiasi sua forma, era considerata dal codice penale italiano un reato (art. 545 e segg. cod. pen., abrogati nel 1978).
In particolare:
- causare l’aborto di una donna non consenziente (o consenziente, ma minore di quattordici anni) era punito con la reclusione da sette a dodici anni (art. 545),
- causare l’aborto di una donna consenziente era punito con la reclusione da due a cinque anni, comminati sia all’esecutore dell’aborto, sia alla donna stessa (art. 546),
- procurarsi l’aborto era invece punito con la reclusione da uno a quattro anni (art. 547)
- istigare all’aborto, o fornire i mezzi per procedere ad esso era punito con la reclusione da sei mesi a due anni (art. 548).
In caso di lesioni o morte della donna le pene erano ovviamente inasprite (art. 549 e 550), ma, nel caso “… alcuno dei fatti preveduti dagli articoli 545, 546, 547, 548 549 e 550 è stato commesso per salvare l’onore proprio o quello di un prossimo congiunto, le pene ivi stabilite sono diminuite dalla metà ai due terzi.” (art. 551).
22 Maggio 1963
Gregoris Lambrakis viene aggredito con una spranga di ferro da due estremisti di destra, Emannouel Emannouilides e Spyro Gotzamanis, dopo una conferenza a Salonicco. Morirà 5 giorni dopo.
Partigiano durante la seconda guerra mondiale, ed in seguito attivista per la pace nel mondo, Lambrakis fu tra i principali oppositori del governo di destra, retto dal primo ministro Konstantinos Karamanlis.
Dopo la guerra completò gli studi di medicina e nel 1950 diventando professore assistente di ostetricia-ginecologia presso l’Università di Atene. Continua ad aiutare i poveri esercitando in una piccola clinica privata per i pazienti che non possono permettersi cure mediche.
Pur non essendo un comunista, il suo orientamento politico e ideologico è vicino alla sinistra. Viene attivamente coinvolto nel Movimento pacifista di quegli anni che esprimeva una forte opposizione alla guerra del Vietnam . Il suo schieramento politico è Sinistra Democratica Unita (in greco: Ενιαία Δημοκρατική Αριστερά – Eniea Dimocratiki Aristera – EDA), l’unico partito politico di sinistra legale nel paese dopo la guerra civile del 1946-1949 e fino al colpo di Stato del 1967. Viene eletto al Parlamento Ellenico nelle elezioni legislative del 1961 nel collegio del Pireo.
Lo stesso anno (1961), sotto la sua iniziativa, viene istituita in Grecia la “Commissione internazionale per la distensione e la pace” (Eπιτροπή για την Διεθνή Ύφεση και Ειρήνη – Epitropi ià ti Diethni Yfesi ke Irini – EDYE). Nella sua qualità di Vice Presidente della EDYE, Lambrakis partecipa a riunioni e manifestazioni pacifiste internazionali, nonostante le frequenti minacce contro la sua vita.
Il 21 aprile 1963, il movimento pacifista in Grecia organizza la prima manifestazione pacifista da Maratona ad Atene . La polizia interviene, impedendo la manifestazione e arrestando numerosi manifestanti (tra di loro c’era anche Mikīs Theodōrakīs). Lambrakis, protetto dalla sua immunità parlamentare, marcia da solo e arriva alla fine del percorso tenendo la bandiera con il simbolo della pace, la stessa che aveva già portato durante la marcia di Aldermaston in Regno Unito, mentre protestavano nei pressi dell’Atomic Weapons Research Establishment (AWRE). Poco dopo anche lui verrà arrestato dalla polizia.
Nel pomeriggio del 22 maggio 1963 Lambrakis interviene a una conferenza che si tiene a Salonicco per il “Comitato greco per la pace e la distensione internazionale”. Ancor prima dell’inizio, una grande folla si era assiepata sui marciapiedi fuori dal teatro dove si teneva l’incontro, gridando slogan e insulti a tutti coloro che venivano a prenderne parte. I poliziotti e i soldati, pur essendo presenti in gran numero non assunsero alcuna iniziativa per far sgomberare quelle persone, nonostante le proteste degli organizzatori.
Conclusasi la conferenza, Lambrakis lascia l’aula accompagnato solo da due compagni: in quel momento due estremisti di destra, Emannouel Emannouilides e Spyro Gotzamanis, alla guida di un veicolo a tre ruote, gli si avvicinano e lo colpiscono alla testa con un oggetto metallico (presumibilmente una spranga di ferro) di fronte a un gran numero di persone e agli agenti di polizia, i quali non faranno nulla per fermare il veicolo, o anche soltanto per aiutare la vittima che giace a terra sanguinante. Viene portato in ospedale già in coma e, nonostante è subito chiaro che non ci sono speranze, verranno chiamati molti medici anche dall’estero per tentare di salvarlo.
Morirà in ospedale a seguito delle lesioni cerebrali riportate cinque giorni dopo, il 27 maggio.
Il suo corpo viene inviato ad Atene in treno. Il giorno dopo nella capitale il suo funerale diventa una manifestazione di massa. Più di 500.000 persone si radunano per protestare contro il governo di destra e la Casa Reale, visti da molti come complici delle attività degli estremisti di destra.
La sua morte scuote profondamente l’opinione pubblica greca ed ispira lo scrittore Vasilīs Vasilikos per il suo romanzo politico Z.