13 Ottobre 1977
Quattro palestinesi dirottano un volo Lufthansa in Somalia e richiedono il rilascio di 11 membri della Rote Armee Fraktion.
Il dirottamento è frutto di una serie di eventi che coinvolgono la RAF, gruppo di “guerriglia urbana” comunista e anti-imperialista sul modello dei tupamaros uruguaiani.
Il 5 settembre 1977, con una sanguinosa operazione in cui vengono uccisi i tre agenti di polizia della scorta e il suo autista, la RAF rapisce a Colonia il presidente della Confindustria tedesco-occidentale Hanns-Martin Schleyer; già membro del Partito Nazista, il sequestrato era stato gestore delle industrie del protettorato di Boemia e Moravia al tempo dell’occupazione tedesca e successivamente membro della CDU.
L’agguato e il sequestro furono opera del cosiddetto Kommando Siegfrid Hausner, composto da Sieglinde Hofmann, Willy Peter Stoll, Stefan Wisniewski e Peter-Jürgen Boock.
Il 13 ottobre, a Palma di Maiorca, durante il sequestro di Schleyer, un gruppo di quattro terroristi palestinesi dirotta il Boeing 737 della Lufthansa, prendendo in ostaggio 91 persone. La RAF pretende la liberazione dei propri capi in cambio della vita degli ostaggi dell’aereo e dell’industriale tedesco. Il governo tedesco non si piega al ricatto e il 17 ottobre con un’azione di forza, operata dalla squadra anti-terrorismo GSG-9, assalta l’aereo uccidendo tre terroristi e ferendo la quarta dirottatrice dell’aereo, che era ferma sulla pista dell’aeroporto di Mogadiscio, e liberando gli ostaggi.
La stessa notte, Andreas Baader, Gudrun Ensslin, Jan-Carl Raspe e Irmgard Möller si sono, secondo la versione ufficiale, suicidati nel carcere di Stammheim. Baader ed Ensslin in particolare moriranno nelle loro celle, Raspe dopo essere stato portato in ospedale, mentre la Möller sopravvivrà (uscì di prigione nel 1994).
La stessa Möller (ferita da alcune coltellate al petto) è autrice di un libro nel quale smentisce la versione di stato sul “suicidio collettivo”.
Il 19 ottobre con una lettera inviata al giornale francese Libération, la RAF annuncerà di aver posto fine, dopo 43 giorni, alla “miserabile e corrotta esistenza” di Hanns-Martin Schleyer.