16 Ottobre 2000

16 Ottobre 2000

Antonio Russo, giornalista freelance di Radio Radicale, viene ucciso in circostanze misteriose a Tbilisi, in Georgia.

Russo è stato per molti anni freelance e reporter internazionale di Radio Radicale. Tra le sue corrispondenze quelle dall’Algeria, durante gli anni della repressione, dal Burundi e dal Ruanda, che hanno documentato la guerra nella regione dei grandi laghi, e poi dall’Ucraina, dalla Colombia e da Saraievo.

Russo fu inoltre inviato di Radio Radicale in Kosovo, dove rimase – unico giornalista occidentale presente nella regione durante i bombardamenti NATO – fino al 31 marzo 1999 per documentare la pulizia etnica contro gli albanesi cossovari. Nel corso di quelle settimane collaborò anche con altri media e agenzie internazionali. In quell’occasione fu protagonista di una rocambolesca fuga dai rastrellamenti serbi, unendosi a un convoglio di rifugiati kosovari diretto in treno verso la Macedonia. Il convoglio si fermò durante il percorso e Antonio Russo raggiunse Skopje a piedi. Di lui non si ebbero notizie per due giorni, nei quali lo si diede per disperso.

Fu ucciso nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 200 in Georgia, dove si trovava in qualità di inviato di Radio Radicale per documentare la guerra in Cecenia.

Il suo corpo venne ritrovato torturato, ai bordi di una stradina di campagna a 25 km da Tbilisi. Perquisita dalla polizia georgiana, la sua abitazione fu ritrovata in soqquadro, mentre il telefono satellitare, il computer, la videocamera e il materiale di Russo inerente gli eccidi in Cecenia era stato sottratto.Le indagini della procura di Roma e della Digos,supportate anche da fonti del quotidiano The Observerer, dell’Ansa e del Corriere della Sera, collegarono l’omicidio di Russo con le sue scoperte giornalistiche. Aveva infatti cominciato a trasmettere in Italia notizie circa la guerra, e aveva parlato di una videocassetta contenente torture e violenze dei reparti militari russi ai danni della popolazione cecena. Secondo alcuni suoi conoscenti, Russo aveva raccolto prove dell’utilizzo di armi illegali contro bambini ceceni, con pesanti accuse di responsabilità dell governo di Vladimir Putin.

Giornalista freelance, non si era mai iscritto all’ordine dei giornalisti italiano perché, come anche il gruppo dei radicali italiani di cui faceva parte, era ad esso contrario. Nel 2001 gli è stato assegnato postumo il premio Saint Vincent di giornalismo. Un premio giornalistico a suo nome è dedicato alla sua memoria.


16 ottobre 1968

16 Ottobre 1968

Gli atleti statunitensi Tommie Smith e John Carlos vengono espulsi dalla nazionale olimpica. Pochi giorni prima, alle Olimpiadi di Città del Messico, dopo la finale dei 200 m (in cui erano giunti rispettivamente 1° e 3°) erano saliti sul podio scalzi ed avevano ascoltato l’inno nazionale a capo chino, sollevando un pugno un guanto nero, a sostegno del movimento Olympic Project for Human Rights

Il gesto destò grande scalpore. Molti, a cominciare da Avery Brundage, a quei tempi presidente del CIO, lo considerarono fuori luogo ritenendo che la politica dovesse rimanere estranea ai Giochi olimpici. Molti lo deprecarono, ritenendo che avrebbe messo in cattiva luce l’intera rappresentativa statunitense e recato danno alla nazione americana. Altri, invece, espressero solidarietà ai due atleti, encomiando il loro coraggio.

Per decisione dello stesso Brundage, Smith e Carlos furono sospesi dalla squadra statunitense con effetto immediato ed espulsi dal Villaggio olimpico. Tornati in patria, i due atleti subirono altre ritorsioni, fino a ricevere addirittura minacce di morte.