18 Ottobre 1977
I leader della RAF (Rote Armee Fraktion) Andreas Baader, Gudrun Ensslin, Jan-Carl Raspe e Irmgard Möller si suicidano in carcere, secondo la versione ufficiale.
Baader ed Ensslin muoiono nelle loro celle, Raspe dopo essere stato portato in ospedale.
L’unica a sopravvivere è Möller, ferita da alcune coltellate al petto. Uscirà di prigione nel 1994 e scriverà un libro nel quale smentirà la versione di stato sul “suicidio collettivo”.
I sospetti sulla tesi del suicidio cominciano già dopo la morte dei leader, e viene ipotizzato un assassinio da parte di agenti della Repubblica Federale Tedesca; questa ipotesi verrà ripresa molte volte sia nella letteratura che nel cinema.
I principali dubbi sul suicidio si basano sul fatto che l’ala speciale della prigione in cui erano rinchiusi era un ala di massima sicurezza: non c’è una spiegazione al possesso di armi, né a come siano riusciti a comunicare tra di loro per progettare un “suicidio di gruppo”.
La Möller viene ferita da un’arma da taglio che incrina una costola e causa un versamento al polmone: tale ferita sembra impossibile riuscire ad infliggersela da sola, soprattutto considerando che le armi a sua disposizione erano un coltello stondato da burro e delle forbicine da unghie.