22 Ottobre 1975
Viene sequestrato dalle BR Vincenzo Casabona, capo del personale dell’Ansaldo Meccanico Nucleare.
Il sequestro è diretto da Mario Moretti, Casabona verrà rilasciato dopo un rapido e sommario “processo popolare”.
Casabona era già stato minacciato all’epoca del sequestro Amerio con volantini nei quali era scritto: «Oggi Amerio, domani Casabona». L’azione poco prima delle 20. L’ingegnere, 47 anni, considerato «molto comprensivo, niente affatto un “duro”», rincasa dal lavoro. Con lui è il figlio Luigi, di pochi anni. Parcheggia l’auto nel box nel cortile del moderno condominio di Via Capitano Romano, ad Arenzano, un paese al confine fra le province di Genova e Savona. Sta per entrare nel portone quando è affrontato da tre sconosciuti, pistole in pugno, volto scoperto; poco lontano, al volante di un furgone, attende un quarto giovane. L’ingegnere viene bloccato con le armi, ammanettato, incappucciato, caricato di peso sul furgone. Un viaggio di circa un’ora, poi il «processo»:
«Mi hanno tolto il cappuccio e, dopo avermi messo una benda sugli occhi, incatenato a un albero. Mi hanno fatto molte domande, quando esitavo a rispondere mi colpivano con pugni allo stomaco. Colpi violenti, che mi mozzavano il fiato. Mi hanno accusato di cose assurde. Stavo male, avevo paura. Mi hanno chiesto della società, dei dirigenti. Mi hanno fatto numerose domande sulla cassa integrazione. Quando ho detto loro che all’Ansaldo nessuno è stato mai messo in cassa integrazione, si sono arrabbiati ancora di più, hanno continuato a picchiarmi urlando che ero un bugiardo. Mi hanno, poi, tagliato i capelli con le forbici».
Prima di andarsene, i brigatisti intimano all’ingegnere di lasciare il lavoro in fabbrica: «Questo è soltanto il primo avvertimento». Infine gli sconosciuti si allontanano, lasciando la vittima incatenata. Il «processo» si è svolto nella discarica di Recco: le stesse bierre la indicano quando telefonano a un giornale: «Il dott. Casabona è stato liberato».
Nel comunicato dell’organizzazione, per sottolineare la continuità delle azioni, è scritto: «Ieri Amerio, oggi Casabona». I brigatisti affermano che l’ingegnere «è una delle pedine principali» nella politica «di repressione e di ristabilimento dell’ordine produttivo all’Ansaldo». Aggiungono che, interrogato sulla sua attività spionistica e sui metodi usati per creare un clima terroristico all’interno della fabbrica «ha svelato e confermato nomi e fatti». Proseguono: «successivamente è stato “rapato” come si addice a un fascista suo pari».
Non sfugge il significato della data: 22 Ottobre. Osservano gli inquirenti: «Forse la Brigate Rosse stanno conoscendo il loro crepuscolo, non hanno più un’organizzazione, basi, nascondigli, sono costretti a ricorrere ad azioni lampo perché non hanno prigioni dove nascondere gli ostaggi».
Dirà il brigatista genovese Carlo Bozzo:
«Moretti si era venuto conquistando, con operazioni del genere, una grossa fama di tecnico efficiente, particolarmente specializzato in rapine e fatti del genere»
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