17 Aprile 1975

17 aprile

Giannino Zibecchi viene investito su un marciapiedi da un furgone blindato della polizia durante gli scontri e le manifestazioni che seguono la morte di Claudio Varalli, avvenuta il giorno prima.

Dopo un corteo con manifestazione partito da Piazza Cavour, cominciano episodi di violenza in tutta Milano: aggressioni, devastazioni di sedi del MSI, incursioni, vandalismi, scontri con la polizia.

Gli incidenti si concentrano in Via Mancini, dove la polizia di Stato difende la sede provinciale del MSI. Dopo alcuni scontri in cui vengono dati alle fiamme alcuni mezzi di polizia e carabinieri, una colonna di automezzi viene inviata dalla caserma dei Carabinieri di Via Lamarmora (alcune campagnole A.R., alcuni autocarri leggeri CL-51, alcuni autocarri pesanti CM-52).

La colonna di automezzi carica per sgomberare marciapiedi e strada. I manifestanti li scansano come meglio possono, ma uno degli autocarri pesanti della colonna, un CM-52, targa E.I. 601206, guidato dal carabiniere diciottenne Sergio Chiarieri alla cui sinistra era seduto come capomacchina il sottotenente Alberto Gambardella, nell’imboccare corso XXII Marzo anziché immettersi subito – come gli automezzi che lo precedevano – nella corsia centrale riservata ai mezzi pubblici e delimitata dal cosiddetto serpentone, aveva percorso qualche decina di metri completamente spostato sulla sinistra, salendo ad un certo punto sul marciapiede gremito di dimostranti.

Nello scendere dal marciapiede investe Giannino Zibecchi, che stava fuggendo verso il centro della strada, schiacciandogli il cranio con la ruota anteriore sinistra. Lo stesso autocarro aveva anche urtato, all’incirca nel medesimo contesto di manovra, altre due persone – Roberto Giudici e Fulvio Beltramo Ceppi – provocando loro lesioni. A pochi secondi di distanza un altro autocarro pesante, che nella colonna seguiva quello del Chiarieri, aveva a sua volta tagliato, salendovi, l’angolo destro del marciapiede del corso XXII Marzo su piazza 5 Giornate, dove si trovavano pure numerosi dimostranti, e aveva provocato una frattura bimalleolare ad un altro manifestante, costretto a un brusco spostamento per evitare di venire investito.

Il conducente dell’automezzo, il sottotenente seduto accanto a lui e il capitano Gonella, comandante della colonna saranno processati.

Il 28 novembre 1980, il Tribunale di Milano, Sezione Penale 8°, guidato da Francesco Saverio Borrelli, letto l’art. 79 c.p.p., assolve Gonella Alberto e Gambardella Alberto dai reati loro rispettivamente ascritti per non aver commesso il fatto. Assolve Chiarieri Sergio dal reato ascrittogli per insufficienza di prove.

I parenti delle vittime ricorrono fino alla Cassazione ma il verdetto non cambia,

Nessuno è Stato. Non è Stato nessuno.

17 Aprile 1975

17 Aprile

A Torino viene ucciso Tonino Miccichè, militante di Lotta Continua e protagonista nelle lotte per il diritto alla casa.

Tonino Miccichè era emigrato a Torino dalla provincia di Enna alla fine degli anni Sessanta per lavorare alla FIAT. Diventa dirigente di Lotta Continua, soprattutto nel Comitato per la casa nel quartiere Falchera di Torino, vivendo spesso assieme alle centinaia di famiglie operaie che chiedevano una dimora decente.

Era conosciuto con il soprannome di “sindaco della Falchera” perché trattava con le autorità, assegnava gli alloggi delle nuove case occupate e che risolveva ogni giorno i problemi che nascevano nella convivenza autogestita di tante persone.

La notte del 17 Aprile 1975 una guardia giurata, Paolo Fiocco, gli spara a bruciapelo. Era l’assegnatario di un alloggio. In un primo momento l’omicidio viene attribuito alle posizioni fasciste di Fiocco, che invece si rivela essere soltanto uno sbandato, ignorante e violento.

La morte di Miccichè avviene proprio nei giorni in cui una forte reazione antifascista dà luogo a Milano a duri scontri della durata di almeno due giorni con due morti ammazzati da polizia e carabinieri: sono quelle che furono chiamate “le giornate di Aprile”.

Sull’onda dell’emozione e della rabbia per l’omicidio di Miccichè e per i fatti di Milano, a Torino un enorme corteo guidato dal servizio d’ordine di Lotta Continua e dagli occupanti della Falchera, assalta la sede del MSI e la distrugge dopo aver messo in fuga la polizia.

All’assemblea pubblica che segue la manifestazione, l’ex partigiano socialista Carlo Mussa Ivaldi dice: “Vi ringrazio. Voi giovani avete fatto qualcosa che noi avremmo dovuto fare da tempo”.