30 Gennaio 1972

A Derry, in Irlanda del Nord, il 1º Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell’esercito britannico apre il fuoco contro una folla di manifestanti per i diritti civili, colpendone 26.

È la Bloody Sunday, o strage del Bogside, la strage avvenuta il 30 gennaio 1972 a Derry, in Irlanda del Nord, durante una marcia di protesta organizzata dalla Northern Ireland Civil Rights Association (NICRA) contro la cosiddetta Operazione Demetrius, che aveva visto l’internamento senza processo di cittadini irlandesi sospettati di terrorismo.

I soldati del primo battaglione del Reggimento Paracadutisti dell’Esercito britannico, lo stesso implicato nel massacro di Ballymurphy avvenuto alcuni mesi prima, sparano contro una folla di manifestanti disarmati, colpendo 26 civili. La strage causa quattordici vittime: tredici muoiono sul colpo, la quattordicesima solo quattro mesi più tardi a seguito delle ferite riportate. Molte vittime vengono raggiunte da colpi di arma da fuoco durante la fuga, altre durante le procedure di soccorso ai feriti. Alcuni manifestanti vengono anche colpiti da schegge di proiettile, proiettili di gomma o colpi di manganello, mentre due di loro rimangono feriti in seguito all’investimento da parte di veicoli militari. Tutte le vittime e i feriti sono di religione cattolica.

Due inchieste distinte promosse dal Governo del Regno Unito si terranno a distanza di 25 anni una dall’altra. La prima, presieduta dal giudice Widgery, si svolgerà a ridosso dei fatti e assolverà l’Esercito britannico. La decisione di sparare sulla folla sarà descritta come “al limite dell’imprudenza” e le rivendicazioni dei soldati, che affermeranno di aver sparato solo su manifestanti provvisti di armi da fuoco e bombe, saranno pienamente accolte. L’inchiesta sarà soggetta ad ampie critiche da parte dell’opinione pubblica, che la considererà come un chiaro tentativo di insabbiamento.

La seconda inchiesta, nota come Inchiesta Saville dal nome del giudice che la dirigerà, riaprirà il caso nel 1998 per approfondirne le responsabilità. I risultati saranno stati resi pubblici dopo dodici anni di indagini, nel 2010, e censurerannol’operato omicida dei militari britannici come “ingiustificato” e “ingiustificabile”. Dall’inchiesta emergerà che tutte le vittime sono disarmate, che nessun manifestante rappresenta una seria minaccia all’ordine pubblico, che nessuno ha fatto uso di bombe e che i soldati hanno “volontariamente avanzato false accuse” al fine di giustificare l’impiego di armi da fuoco.

In risposta all’inchiesta, i militari negheranno tanto di aver scientemente sparato alle vittime della strage, quanto di aver sparato deliberatamente ai feriti, neanche per sbaglio. Alla pubblicazione degli esiti dell’inchiesta, l’allora Primo ministro del Regno Unito, David Cameron, presenta a tutti i manifestanti coinvolti le scuse formali del Regno Unito. Conseguentemente ai risultati dell’inchiesta, anche la polizia avvierà un’indagine, che vedrà accusato di omicidio uno degli ex militari coinvolti. Il caso sarà, però, archiviato due anni dopo per inammissibilità delle prove.

Bloody Sunday è considerato uno tra i più significativi eventi del conflitto nordirlandese. L’episodio rinfocola il nazionalismo filoirlandese dei cattolici dell’Ulster spingendoli all’arruolamento in massa nel corpo clandestino paramilitare noto come Provisional Irish Republican Army.

La campagna dell’IRA contro l’occupazione britannica dell’Irlanda del Nord è in corso già da due anni, e l’eco dell’evento incoraggerà l’arruolamento nell’organizzazione. La Domenica di Sangue resta tra gli eventi più significativi della storia recente dell’Irlanda del Nord, probabilmente anche perché avvenuta sotto gli occhi di telecamere e giornalisti.