2 Maggio 1945
Caduta di Berlino – l’Unione Sovietica annuncia la cattura di Berlino e i soldati sovietici issano la bandiera rossa sul Reichstag.
Dal 16 aprile al 2 maggio i sovietici ebbero 135.000 morti nelle operazioni nella Germania orientale e 50.000 morti dentro la città. Stalin affermò che i sovietici avevano avuto 70.000 morti, ma avevano ucciso oltre 170.000 soldati tedeschi, morti alla fine (secondo Stalin) in numero di 20.000 al giorno per l’ostinazione di Adolf Hitler. Oggi si parla di 80.000 morti sovietici e di 150.000 morti tedeschi. Alcuni invece parlano di 300.000 morti sovietici e di 325.000 morti tedeschi: 173.000 soldati e 152.000 civili (sempre dal 16 aprile al 2 maggio sul fronte berlinese).
Il Generale Weidling, comandante di fresca nomina, ordinò il “cessate il fuoco” il 2 maggio alle 07:00, mentre una fredda pioggerella cadeva sulla città. Per quell’ora anche la guarnigione di Spandau e quelle poste a difesa della torre antiaerea dello zoo si erano arrese ai russi. Ma nei pressi della Cancelleria i combattimenti proseguirono ancora fino alle 13:00, ad opera di alcuni reparti sbandati di SS del battaglione di Mohnke che, ignari di tutto, seguitavano a combattere.
2 Maggio 1897
L’anarchico Romeo Frezzi muore durante l’interrogatorio della polizia in merito al tentato regicidio ad opera di Pietro Acciarito.
La morte di Frezzi è strettamente legata al tentato regicidio di re Umberto I commesso da Pietro Acciarito il 22 aprile 1897. Dopo il fatto, la polizia avvia indagini tra gli anarchici di tutta Italia, ma in particolare romani, nel vano tentativo di dimostrare che l’atto individuale di Acciarito sia in realtà frutto di un gigantesco complotto. Durante una perquisizione dell’abitazione del Frezzi viene rinvenuta una foto raffigurante diversi socialisti e, fra loro, il mancato regicida. Romeo viene dunque arrestato la sera del 27 aprile.
La sua morte avviene in seguito a un durissimo interrogatorio nel carcere romano di San Michele, durante il quale la polizia tenta di estorcere una confessione di complicità con Acciarito. Sui fatti sono state fornite diverse versioni. La prima versione, fornita dalla questura di Roma, afferma che il Frezzi si è suicidato battendo ripetutamente la testa contro il muro. La seconda versione parla invece di un improvviso aneurisma. Secondo la terza versione, invece, si sarebbe suicidato lanciandosi da una finestra del carcere che si affacciava su un cortile interno. L’Avanti conduce una dura battaglia per far emergere la verità. L’autopsia rivelerà che la morte del Frezzi non può essere dovuta a un suicidio, ma sarebbe da attribuirsi a un inaudito pestaggio: si parla infatti di fratture al cranio, alla colonna vertebrale con distacco completo, alla spalla destra, alle costole e lesioni alla milza e al pericardio.
I funerali si tengono il 9 maggio e sono costituiti da una grande manifestazione contro la monarchia. Anche il 22 agosto, parte da Campo de’ Fiori una manifestazione di 15000 persone contro gli assassini “morali e materiali” del Frezzi. Anche in Parlamento gli esponenti dell’estrema sinistra chiedono chiarezza sul caso, ma Di Rudinì, allora capo del governo, si assume personalmente la responsabilità di fermare ogni indagine per scongiurare pericoli di sovversione. Il questore di Roma viene trasferito; le guardie carcerarie coinvolte vengono inizialmente arrestate, ma al processo (28 maggio) verranno assolte per “insufficienza di indizi” e lo stato si limiterà ad esonerarle dal servizio; i vertici della questura saranno invece assolti per “inesistenza di reato”.
Il processo contro gli altri presunti complici di Pietro Acciarito, invece, si conclude nel novembre del 1897 con un “non luogo a procedere contro tutti gli imputati per difetto e insufficienza di indizi”. Si tratta degli anarchici Pietro Colabona, Cherubino Trenta, Aristide Ceccarelli, Ernesto Diotallevi, Federico Gudino, Ettore Sottovia, Umberto Farina ed Eolo Varagnoli.