6 gennaio 1980

6 Gennaio 1980

Cosa Nostra uccide il presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, fratello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

A Palermo, in Via della Libertà, è Domenica 6 Gennaio. Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia, entra in una FIAT 132 insieme alla moglie, ai due figli e alla suocera per andare a messa.

Un uomo si avvicina al finestrino, estrae una pistola e spara attraverso il finestrino, uccidendo Piersanti Mattarella.

Le prime indagini degli inquirenti portano a un attentato terroristico, a causa delle rivendicazioni da parte di un sedicente gruppo neo-fascista.

Ma le troppe anomalie delle sue modalità riconducono l’omicidio alla mafia siciliana; il giorno stesso lo scrittore Leonardo Sciascia allude a “confortevoli ipotesi” per la pista mafiosa.

Piersanti Mattarella era attivo nella lotta a Cosa Nostra: qualche giorno la morte di Peppino Impastato si era recato a Cinisi per la campagna elettorale comunale, pronunciando un discorso molto duro contro Cosa Nostra, discorso che stupì anche gli amici di Peppino.

Il Procuratore Gian Carlo Caselli, in un’intervista a Repubblica del 12 agosto 1997, dirà:

«Piersanti Mattarella un democristiano onesto e coraggioso ucciso proprio perché onesto e coraggioso».

Il Procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, nel libro “Per non morire di mafia”, ha scritto che Piersanti Mattarella

«stava provando a realizzare un nuovo progetto politico-amministrativo, un’autentica rivoluzione. La sua politica di radicale moralizzazione della vita pubblica, secondo lo slogan che la Sicilia doveva mostrarsi “con le carte in regola”, aveva turbato il sistema degli appalti pubblici con gesti clamorosi, mai attuati nell’isola».

Il processo giudiziario si conclude nel 1995, in cui vengono condannati all’ergastolo i boss mafiosi Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nenè Geraci come mandanti dell’omicidio.

Durante il processo, la moglie di Mattarella, testimone oculare, dichiarò inoltre di riconoscere l’esecutore materiale dell’omicidio nella persona di Giuseppe Valerio Fioravanti, che tuttavia sarà assolto per questo crimine poiché la testimonianza della signora Mattarella e le altre testimonianze contro di lui (quella del fratello Cristiano Fioravanti e del criminale comune pluriomicida Angelo Izzo) non furono ritenute abbastanza attendibili.

Gli esecutori materiali non sono mai stati individuati con certezza.

L’omicidio Mattarella è anche un punto critico del processo Andreotti. Secondo il collaboratore di giustizia Francesco Marino Mannoia, oggetto di diverse valutazioni nel corso del processo Andreotti perché ritenuto in primo grado non attendibile ma in secondo grado – confermato dalla Cassazione – attendibile, Giulio Andreotti era consapevole dell’insofferenza di Cosa Nostra per la condotta di Mattarella, ma non avvertì né l’interessato né la magistratura, anche se aveva partecipato ad almeno due incontri con capi mafiosi aventi ad oggetto proprio le azioni politiche di Piersanti Mattarella.

Mannoia dichiarò:

«Attraverso Lima del nuovo atteggiamento di Mattarella fu informato anche Giulio Andreotti, che scese a Palermo e si incontrò con Bontate Stefano, i cugini Salvo Lima, Nicoletti, Fiore Gaetano e altri. Ho appreso di questo incontro dallo stesso Bontate Stefano, il quale me ne parlò poco tempo dopo, in periodo tra la primavera e l’estate 1979… Egli mi disse solo che tutti quanti si erano lamentati con Andreotti del comportamento di Mattarella, e aggiunse poi: “Staremo a vedere”. Alcuni mesi dopo fu deciso l’omicidio Mattarella».


6 Gennaio 1913

A Roccagorga, paese nel Lazio oggi in provincia di Latina, i Reali Carabinieri sparano sulla folla che protestava contro la pressione fiscale e l’inefficienza dei servizi sanitari. Muoiono sette persone.

Quando nel paese si agita la protesta contadina contro l’amministrazione comunale per l’applicazione delle tasse comunicali con criteri discrezionali, per la mancanza di un acquedotto comunale, di una rete fognaria e della raccolta dei rifiuti, Giolitti decide di utilizzare il pugno di ferro: manda i Reali Carabinieri a disperdere i contadini e contadine: i militari sparano sulla folla causano sette vittime (tra cui due donne e un bambino) e quaranta feriti.

Benito Mussolini, all’epoca direttore socialista de “L’Avanti!” pubblica un articolo dal titolo “Assassinio di Stato” in cui sosteneva le ragioni dei contadini di Roccagorga contro i Reali Carabinieri. Verrà imputato di vilipendio a mezzo stampa.

Secondo Antonio Gramsci questa strage proletaria è la vera origine di quella grande onda di protesta che nel Giugno 1914 sconvolgerà l’Italia con grandi e violente manifestazioni popolari: la cosiddetta “Settimana Rossa”.


6 Gennaio 1896

Viene proiettato per la prima volta “L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat” di Auguste e Louis Lumière. La leggenda vuole che gli spettatori siano fuggiti dal cinema per paura di essere travolti dal treno.