5 Gennaio 1984

Lo scrittore e saggista Giuseppe Fava viene assassinato con 5 colpi alla nuca da Cosa Nostra appena sceso dalla sua automobile, a Catania.

Giuseppe Fava nasce a Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa, il 15 settembre 1925. I suoi genitori Giuseppe ed Elena Fazzino erano maestri di scuola elementare, i suoi nonni contadini. Nel 1943 si trasferisce a Catania e si laurea in giurisprudenza all’Università. Si sposa nel 1948 con la compaesana Angela Corridore. Nel 1952 diventa giornalista professionista. Inizia così a collaborare a varie testate regionali e nazionali, tra cui Sport Sud, La Domenica del Corriere, Tuttosport e Tempo illustrato di Milano.

Nel 1956 viene assunto dall’Espresso sera, di cui è caporedattore fino al 1980. Scrive di vari argomenti, dal cinema al calcio, ma i suoi lavori migliori sono stati una serie di interviste ad alcuni boss di Cosa nostra, tra cui Calogero Vizzini e Giuseppe Genco Russo. Molti lo vedevano alla direzione del secondo quotidiano catanese, ma l’editore Mario Ciancio Sanfilippo gli preferisce un altro giornalista, probabilmente perché non facilmente controllabile da chi comandava.

Inizialmente, l’omicidio del 5 Gennaio 1984 viene etichettato come delitto passionale, sia dalla stampa che dalla polizia. Si diceva che la pistola utilizzata non fosse tra quelle solitamente impiegate in delitti a stampo mafioso. Si inizia anche a frugare tra le carte de “I Siciliani”, in cerca di prove: un’altra ipotesi è il movente economico, per le difficoltà in cui versava la rivista.

Anche le istituzioni, in primis il sindaco Angelo Munzone, danno peso a questa tesi, tanto da evitare di organizzare una cerimonia pubblica alla presenza delle più alte cariche cittadine. Le prime dichiarazioni ufficiali sono clamorose. L’onorevole Nino Drago chiede una chiusura rapida delle indagini perché «altrimenti i cavalieri potrebbero decidere di trasferire le loro fabbriche al Nord». Il sindaco ribadisce che la mafia a Catania non esiste.

Il funerale si tiene nella piccola chiesa di Santa Maria della Guardia in Ognina e poche persone danno l’ultimo saluto al giornalista: sono soprattutto giovani ed operai quelli che accompagnano la bara.

Inoltre, ci fu chi fece notare che spesso Fava scriveva dei funerali di stato organizzati per altre vittime della mafia, a cui erano presenti ministri e alte cariche pubbliche: il suo, invece, fu disertato da molti, gli unici presenti erano il questore, alcuni membri del PCI e il presidente della regione Santi Nicita.