10 Agosto 1974

Il servizio segreto militare, su ordine del Governo, avrebbe bruciato nell’inceneritore di Fiumicino 128.000 dossier raccolti dal SID nei vent’anni precedenti.

I fascicoli erano strettamente legati alla logga segreta P2 di Licio Gelli, e riguardavano 52 alti ufficiali dei carabinieri, 50 dell’esercito, 37 della Guardia della Finanza, 29 della marina, 11 questori, 5 prefetti, 70 imprenditori, 10 presidenti di banca, 3 ministri in carica, 2 ex ministri, il segretario di un partito di governo, 38 deputati, 14 magistrati.

A decidere e a ordinare questo rogo purificatore l’allora Ministro della Difesa Giulio Andreotti e il capo del SIFAR (il servizio segreto militare) Gianadelio Maletti.

Come ebbe a dire proprio Maletti:

“C’erano, insomma, tutte le cosiddette malefatte del SID. La nostra fu un’opera di depurazione. E di autotutela”

Questo atto è uno spartiacque tra il prima e il dopo: avviene qualche mese dopo la Strage di Piazza della Loggia e qualche giorno dopo la Strage dell’Italicus, e dà l’avvio a una nuova sanguinosa fase della Strategia della Tensione.


10 Agosto 1944

Eccidio di 15 antifascisti a Piazzale Loreto, a Milano, ad opere di militi delle brigate nere.

All’alba quindici partigiani vengono prelevati dal carcere di San Vittore a Milano e portati in Piazzale Loreto, dove vengono fucilati su ordine del comando tedesco.

La fucilazione fu un atto di rappresaglia per “atti di sabotaggio” come quello, atipico, di due giorni prima: l’attentato di Viale Abruzzi. Non essendoci stata alcuna vittima nazista nell’attentato, più che rappresaglia l’eccidio aveva il compito strategico di stroncare la simpatia popolare per la Resistenza.

Dopo la fucilazione – avvenuta alle 06:10 – a scopo intimidatorio i cadaveri scomposti vengono lasciati esposti sotto il sole della calda giornata estiva, coperti di mosche, fino alle ore 20 circa. Un cartello li qualifica come “assassini”.

I corpi, sorvegliati dai militi della Muti che impediranno anche ai parenti di rendere omaggio ai defunti, vengono pubblicamente vilipesi e oltraggiati in tutti i modi dai fascisti e dalle ausiliarie della RSI; inoltre, per intimidire la popolazione e togliere ogni appoggio alla Resistenza, i cittadini in transito, a piedi, in bicicletta o sui tram, verranno obbligati, armi alla mano, ad assistere alla fucilazione.

Meno di un anno dopo, all’alba del 29 aprile 1945, sullo stesso piazzale saranno esposti i cadaveri di Mussolini, di Claretta Petacci e di altre 15 persone, tutti alti gerarchi fascisti, giustiziati dopo la cattura a Dongo.