26 Febbraio 1975
A Milano alcune persone assaltano l’Istituto Dirigenti Industriali (IDI).
La sede dell’IDI è in Via Chiaravalle, a due passi dal duomo. Ore 19:15. Il custode dello stabile vede passare un giovane in loden e una ragazza, pochi attimi dopo tre altri uomini: sembrano studenti o giovani professionisti, non presta loro attenzione. Salgono rapidamente le scale fino al terzo piano, nascondono i visi coi passamontagna. Nei locali dell’istituto, dieci persone: il direttore, Gastone Flandoli, cinque impiegati, tre soci, un tipografo in attesa delle disposizioni per alcuni stampati. Quando la porta si apre, nessuno si volta a guardare. Un attimo dopo, al centro della stanza ci sono la ragazza e l’uomo, in pugno stringono le pistole. Alle loro spalle arrivano gli altri, mascherati e armati. Costringono i presenti faccia al muro, uno entra nell’ufficio del direttore e lo spinge nel gruppo dei prigionieri. Racconta Flandoli: «Ho pensato a una rapina e ho detto: “Vi siete sbagliati, qui non c’è niente da rubare”. Il giovane col loden mi ha subito rimbeccato: “Sappiamo benissimo dove siamo. State calmi, non siamo banditi”. Ne ho visto uno che tremava come una foglia. Da una ventiquattore hanno tirato fuori delle catene». I presenti vengono incatenati e costretti a entrare nel gabinetto in fondo al corridoio. La donna traccia sulle pareti con vernice spray stella e sigla, un secondo rimane dietro la porta per controllare le scale, gli altri esaminano fascicoli e schedari. Nella valigetta finiscono molti documenti, compresi gli elenchi dei duemila iscritti. Dieci minuti dopo il gruppo è in strada, confuso tra i passanti. Testimoni diranno di aver visto «dei giovani allontanarsi su motociclette di grossa cilindrata». Un’ora più tardi, mentre nei locali dell’istituto i rilevamenti non sono ancora terminati, i brigatisti lasciano un comunicato in una cabina telefonica all’angolo tra Corso Sempione e Via Procaccini. L’istituto, sostiene il documento, è «collegato alle associazioni dei dirigenti, contribuisce alla loro qualificazione e alla loro specializzazione nella politica di sfruttamento e di repressione della classe operaia». Alcuni inquirenti sostengono che ad aver compiuto l’assalto sia stato un gruppetto in qualche modo legato alle bierre, ma in sostanza autonomo. «Tutto sta a vedere se questi nuovi aderenti resteranno isolati o se riusciranno a inserirsi nella vera organizzazione delle Brigate Rosse». I dirigenti industriali temono sequestri, assalti. E chiedono protezione.
- Vincenzo Tessandori. BR Imputazione: banda armata. Cronaca e documenti delle Brigate Rosse.
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