29 Settembre 1972
Marco Pisetta scrive il memoriale sulle Brigate Rosse.
Nel memoriale, Pisetta confessa una serie di reati e rivela tutti i nomi dei componenti di BR, Superclan, GAP, Lotta continua, Potere operaio che ha conosciuto durante la sua vita clandestina di latitante e di organizzatore della lotta armata.
Delle BR segnala struttura, covi, armi. Racconta anche come ha conosciuto Mario Moretti. Incaricato di lavorare, con Umberto Farioli, nell’officina allestita
dalle BR in via D’Adda a Milano per costruire e riparare armi, Pisetta lo ha incontrato più volte.
Un giorno Moretti gli ha chiesto di preparare alcune chiavi false, poi insieme, a bordo di una 500, sono andati a Reggio Emilia dove, aiutati da un altro brigatista, hanno rubato «una 1100 parcheggiata nei pressi dell’Ospedale. Il Moretti servendosi di una chiave falsa aprì la portiera, forzò il bloccasterzo e avviò il motore dopo avere strappato i fili del contatto»; sostituita la targa con un’altra falsa, hanno portato l’autovettura in una piazza di Rubiera: doveva servire ad altri brigatisti per rapinare la locale banca.
Durante il viaggio di ritorno, Moretti gli ha raccontato come aveva partecipato alla rapina alla banca di Pergine, dopo averla studiata per circa un mese. Pisetta scrive che Moretti ha partecipato al sequestro di Macchiarmi come fotografo, e alla rapina alla filiale “Standa” [in realtà Coin, ndr] di Milano come autista; inoltre Pisetta riferisce di avere incontrato Moretti in via Boiardo tutte le volte
che ci è andato per preparare la “prigione del popolo” destinata al sequestro De Carolis.
Nel suo memoriale Pisetta precisa:
«Sono costretto a nascondermi all’estero non per paura delle conseguenze [giudiziarie], ma perché sono certo, conoscendone i metodi, che i miei ex compagni di lotta vorranno vendicarsi della mia defezione».
Infatti, a Friburgo, Pisetta riuscirà a sfuggire a un attentato delle BR (informate del suo nascondiglio dal Mossad, il servizio segreto di Israele).
Successivamente, Pisetta sconfesserà il proprio memoriale, sostenendo di aver
lo scritto sotto costrizione e dettatura del SID.
Ma davanti alla Commissione parlamentare sul caso Moro, dirà di essere stato obbligato alla sconfessione dopo avere constatato di essere stato strumentalizzato e abbandonato, poiché il suo memoriale era stato pubblicato dal settimanale neofascista “Il Borghese”:
«Avevo capito allora che il memoriale non era servito a niente giuridicamente, ma lo stavano usando politicamente contro la sinistra in generale. Questo mi aveva irritato moltissimo».
Alla Commissione parlamentare, Pisetta ribadirà di avere scritto il primo
memoriale, autenticato da un notaio il 29 settembre 1972, di propria volontà, lamentando:
«Non mi hanno creduto, perché se avessero voluto avrebbero potuto fermare le BR già all’epoca. Io gli avevo dato praticamente l’organizzazione intera delle BR. Perché allora non hanno fermato le BR?»
Testi
- Pino Casamassima, Il libro nero delle Brigate Rosse
- Sergio Flamigni, La sfinge delle Brigate Rosse. Delitti, segreti e bugie del capo terrorista Mario Moretti.
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