Soffitti bianchi
La sveglia suona, mi avvisa che devo andare a lavorare. Ormai non serve a svegliarmi. E’ solo l’avviso che è ora di alzarsi dal letto. Che anche per stanotte ho fallito. Resto con gli occhi sbarrati a fissare soffitti bianchi. Non mi rivelano niente. Cerco un disegno, un senso, qualcosa. Non c’è nulla. Solo il bianco.
Il bianco è nullità e fissità. Per questo è lo specchio perfetto dell’insonne. L’insonne è una nullità perché anche le azioni più basilari della sua esistenza diventano ostacoli insormontabili. L’insonne è fissità perché i soffitti bianchi gli restano negli occhi. Anche quando si alza dal letto. Mentre guida per andare a lavoro. Mentre lavora. Mentre si ubriaca per illudersi che la prossima notte andrà meglio. Gli occhi fissi guardano un mondo che non esiste. Un mondo che si sviluppa in quei soffitti bianchi, come la tela vergine di un’artista.
L’insonne fuma marijuana, perché spesso i neurologi, sotto banco, te la consigliano. Prima dei Tavor, prima dei Lorazepam, degli Zolpidem, dei Flunox, dei Rozerem. Perché nonostante quello che dice Giovanardi una canna è molto meglio di un farmaco ipnotico di cui poi non potrai più fare a meno. Che ti impedisce di guidare, di lavorare, di pensare. E’ strano ed assurdo come la soluzione all’insonnia abbia le stesse limitazioni della malattia che dovrebbe curare. Ma la ganja apre la mente, e io ho bisogno di chiuderla. L’erba dipinge soffitti bianchi di colori cangianti e psichedelici, non del nero del sonno di Morfeo.
L’insonnia nervosa ha sempre una causa psicologica. Rimorsi e sensi di colpa perlopiù. Per questo non ha via di scampo. Si consiglia terapia psicologica a lungo termine. Che tendenzialmente non posso permettermi. Allora si scelgono psicologi a buon mercato. Come il fondo di una bottiglia. Quello costa meno settimanalmente, e spesso funziona. Molti medici lo negano, perché l’alcol produce sonnolenza a breve termine. Significa che ti sdrai nel letto, lotti per una mezz’ora contro il mondo che all’improvviso ha deciso di essere un oceano in burrasca, e poi stramazzi in qualcosa di molto simile ad un elettroencefalogramma piatto. Senza sogni, e questa è la vera benedizione. Poi è vero. Dopo 3-4 ore ti svegli nel letto con gli occhi sbarrati a fissare soffitti bianchi. Ma qualsiasi coglione insonne può dirvi che 3-4 ore sono meglio di nulla. Che 4 ore a fissare il bianco del soffitto sono meglio di 8. O di una vita intera.
I soffitti bianchi dipingono sempre la stessa scena, quella che ha scatenato i tuoi sensi di colpa. Da la nausea. Diventa un’onda d’odio dalla quale non si può più uscire. Odio per se stessi. E’ come il giorno della marmotta di Bill Murray. Con la differenza che rivivi ogni notte i momenti peggiori della tua vita. Quelli più bassi. Quelli dove sei stato peggiore. I soffitti bianchi sono il Nulla della Storia Infinita conditi dalla sensazione che è stata tutta perfettamente colpa tua. Come se avessi distrutto Fantasia e poi te ne lamentassi.
Ti sdrai in un letto che sa di sesso sapendo che probabilmente è l’ultima volta che sentirai quell’odore. Ti sdrai in un letto sfatto che puzza di adrenalina, paranoia e terrore. Perché ogni notte che ti sdrai su quelle lenzuola, ogni notte che passa, ogni notte che ci provi, sai perfettamente che non dormirai. Il cuore comincia a pompare in un ritmo sincopato e fuori tempo. Il respiro si fa profondo e veloce, come quello del passeggero di un aereo nella traiettoria vorticosa che ti porterà a schiantarti a terra. Il torace si alza e si abbassa, comincio a sudare miasmi di paura. E gli occhi si fissano su quei soffitti bianchi. Dove non riesci a sognare, ma il tuo cervello mette in scena incubi sempre peggiori. Ogni notte; sempre peggio.
L’insonne odia i soffitti bianchi. Ma non può evitarli. Sei nel letto da ore e non dormi? O ti alzi e fai altro, o provi a sdraiarti e speri di dormire qualche ora. Qualche minuto. Non bisogna credere a chi dice che non dorme da settimane. Si dorme sempre qualcosa. E’ solo che si ha la sensazione che la notte sia ininterrotta e interminabile perché gli occhi si chiudono, il cervello molla per incapacità e non si riesce a scivolare nel sonno REM. Quello che permette al tuo cervello di resettarsi e di ricominciare la mattina dopo.
La sveglia suona sempre nel momento in cui credi di esserti addormentato. Capita a tutti. Solo che all’insonne non si mente. Se l’ultima volta che hai guardato la sveglia sono le 5:45 e la sveglia suona alle 6:15, allora è ufficiale: la sveglia ha suonato nel momento in cui tu ti sei addormentato e non hai dormito un cazzo. Solo che non cambia le cose, il non dormire. Devi comunque alzarti. Lavorare 12 ore guidando per 400 km e poi tornare a casa. E scegliere il nuovo rimedio alternativo che ti permetterà di chiudere gli occhi e svegliarti riposato al suono della sveglia. E ogni rimedio è quello sbagliato. I soffitti bianchi sono li ad attenderti. Perché i soffitti bianchi sono pazienti.
Non si riesce a pensare se non si dorme. Non si è lucidi. Quello che ti è successo durante la giornata resta a galleggiare dietro ai tuoi occhi. Le persone normali lo assorbono. Lo incasellano dormendo. Diventa ricordo. Per me, insonne, sono tutti momenti presenti messi in fila davanti agli occhi. Hai talmente tante cose a cui pensare che non pensi a un cazzo. I pensieri rimangono cartelli pubblicitari impazziti che ti aggrediscono le sinapsi urlando “guarda me, guarda me!”, uno sull’altro, uno contro l’altro finché impazzisci e urli di lasciarti stare.
L’insonnia che dura in maniera massiccia per settimane porta le allucinazioni sonore: sono tra le cose peggiori che mi siano mai capitate. Sentire suoni che non esistono, persone che ti chiamano o clacson che ti suonano possono condurti alla follia. Se poi lo sai che sono solo allucinazioni cerchi di fartene una ragione: non che aiuti a stare meglio, ma ci sono più probabilità di non impazzire.
E visto che la colpa è solo ed esclusivamente mia, le cose peggiorano. Perché in fondo so che me lo merito. Perché l’insonnia è tortura, dolore, sofferenza e terrore. Tutte cose che hanno a che fare non con il perdono, ma con l’espiazione. Il fatto è che non è vero. Le colpe si pagano e si redimono con chi il torto l’ha subito. Non con i soffitti bianchi. Ai soffitti bianchi non frega un cazzo della tua espiazione. Ai soffitti bianchi non gliene frega un cazzo di niente. Restano solo delle strutture che ti proteggono dalla pioggia, sono una parte di quella che chiami casa. Se ne fottono delle tue motivazioni, dei tuoi problemi, dell’odore del sesso. I soffitti bianchi sono indifferenti come l’insonnia.
E allora mi alzo dal letto, tanto la sveglia suona tra meno di un’ora, ormai. E ho capito una cosa, dopo la mia esperienza con l’insonnia: quando i soffitti bianchi non ti lasciano, è meglio alzarsi. Il bianco di una pagina, o della pagina di un editor web, aiutano a sopravvivere molto più di quello del soffitto. Il cattolicesimo l’aveva capito secoli fa: confessati. Confessa la tua colpa. E’ mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. Non mi resta che stare qui, senza pregare un dio in cui non credo, ad ammetterlo in continuazione. Sperando che di dormire. Sperando di rivivere. Sperando di espiare. Sperando di diventare una persona migliore. Mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa.
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin!
Suona la sveglia. Torno in camera a spegnerla. Buongiorno.
Insomnia
Kaos One